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10 azioni preventive per la tutela dell’orso bruno sulle Alpi

Per Legambiente «L’uccisione di un orso, anche se motivata da un parere scientifico, rappresenta sempre una sconfitta». Per questo, all’indomani dell’abbattimento dell’orso  M90 in Val di Sole, il Cigno Verde lancia un appello al ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), alle istituzioni e alle comunità locali e alle aree protette: «Per tutelare al meglio l’orso bruno sulle Alpi e la fauna protetta in generale, occorre mettere in campo azioni preventive non più rimandabili investendo davvero sulla coesistenza tra uomo e animali selvatici attraverso un lavoro congiunto e consapevole. Questa deve essere la prima priorità del 2024 in tema di gestione e tutela dell’orso e delle altre specie minacciate».

In particolare Legambiente torna a proporre 10 azioni preventive che per rafforzare il Piano d’azione interregionale per la tutela dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali (PACOBACE): 1) la rimozione delle fonti di cibo di natura antropica e il controllo dell’accesso alle stesse da parte degli animali; 2) azioni di dissuasione verso gli animali confidenti (deterrenti, barriere fisiche ecc); 3) più campagne di informazione e sensibilizzazione tra le comunità locali; 4) più attività di monitoraggio dell’orso; 5) una comunicazione trasparente sui casi problematici, 6) il coinvolgimento della comunità locale nella gestione dei conflitti, suddividendo correttamente le responsabilità; 7) La revisione e il monitoraggio dei piani di gestione dei conflitti; 8) Il coinvolgimento dei tecnici e degli esperti della specie nella gestione delle situazioni critiche e nelle decisioni politiche; 9) Il coinvolgimento delle istituzioni, delle aree protette e delle associazioni ambientaliste di tutto il territorio alpino nella governance e nelle strategie per la conservazione dell’Orso e rendere operativo il Tavolo Tecnico promosso dal MASE in coerenza di quanto prevede il PACOBACE; 10) Il finanziamento e la realizzazione di corridoi faunistici.

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, commenta: «Anche se l’epilogo per l’orso M90 era ormai già scritto, confermato all’ultimo anche dall’ISPRA che ha riconosciuto la pericolosità dell’esemplare e, nei fatti, dato parere favorevole all’abbattimento, il percorso con cui si è raggiunto questo esito invece no e il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti lo sa bene. In questi anni la provincia di Trento ha messo in campo pochissimi interventi di prevenzione e puntato sui conflitti tra le istituzioni e alimentando la crescita della paura dei cittadini, anziché puntare sulla coesistenza e la comprensione di un fenomeno complesso come la tutela e la convivenza tra uomo e specie selvatiche. La provincia di Trento, pervicacemente ha puntato solo ed unicamente su azioni divisive che hanno portato al primo abbattimento di un esemplare di orso da parte delle istituzioni dopo oltre 50 anni di politiche di conservazione espansive e condivise. L’abbattimento di quest’orso, per com’è avvenuto, segna un punto di non ritorno per le politiche di conservazione nel nostro Paese e dimostra come il MASE sia inadempiente su un tema, la tutela della fauna, oggi riconosciuto anche nella nostra Costituzione. Le parole del Ministro Picchetto Fratin su questo avvenimento sono inadeguate, e dal Ministero ci aspettiamo ben altro atteggiamento. Ma se vogliamo davvero tutelare questa specie, affrontando anche il tema dei cosiddetti orsi confidenti, ed evitare che si arrivi nei casi estremi al loro abbattimento, bisogna avere il coraggio di investire davvero nella coesistenza rafforzando le politiche di protezione e il PACOBACE. Non si perda questa importante sfida».

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