
Il Parco spiega che «Si tratta di reti usate per la pesca ma anche ami e lenze, oggetti che rappresentano il 15% della categoria SUP, cioè Single Use Plastic e che hanno un impatto di lungo periodo, perché rilasciano microplastiche e piombo, oltre a costituire un pericolo costante per la biodiversità perché continuano a pescare in modo passivo per lunghi periodi, uccidendo indistintamente pesci, crostacei, cetacei e tartarughe. L’intervento si svolge, inoltre, in un tratto di mare che fa parte sia della Riserva della Biosfera MAB UNESCO “Isole di Toscana”, sia del Santuario Internazionale per la protezione dei Mammiferi Marini “Pelagos”, una zona internazionale creata nel 1999 per proteggere 87.500 km quadrati del Mediterraneo di estrema importanza per la conservazione di queste specie particolarmente tutelate».
Nella prima giornata di recupero, oltre all’astice, sono stati salvati anche altri crostacei e piccoli pesci. Gli strumenti da pesca recuperati saranno poi smaltiti a norma di legge.
Operazione Mare Libero si è avvalsa del coordinamento scientifico del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e del patrocinio del Comune dell’Isola del Giglio e con il supporto tecnico dello Studio Marea, di Isla Negra e di Underwater Pro Tour APS ed è stata finanziata da Agnesi, che dal 2019 ha convertito le confezioni dei suoi prodotti, evitando la produzione di circa 7 milioni di confezioni di plastica.
L’operazione si è articolata in varie fasi è è partita all’inizio di maggio, quando un gruppo di subacquei e biologi, coordinati dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, ha effettuato un sopralluogo per mappare la presenza di reti intorno all’Isola di Giannutri catalogandone lo stato: stima della permanenza in acqua, profondità e tipologia di fondale. A partire dal 24 maggio, Giornata Europea dei Parchi, i sub si sono immersi raggiungendo fondali compresi tra i 10 e i 20 metri di profondità con l’obiettivo di recuperare la maggior parte possibile degli attrezzi da pesca identificati, soprattutto quelli che ancora rappresentano un pericolo per l’ecosistema, tralasciando quelli che – data la lunga permanenza sott’acqua – sono ormai ‘incrostati’ sui fondali: in questo caso, l’intervento di recupero sarebbe stato più dannoso della permanenza in acqua.
Il presidente del PNAT,Giampiero Sammuri, ha ricordato che «La presenza di reti fantasma e di attrezzature da pesca abbandonate sui fondali e nelle scogliere dei nostri mari è un problema particolarmente rilevante. Sappiamo i danni che provocano all’ittiofauna e conosciamo la necessità di attuare un monitoraggio costante a salvaguardia dell’ambiente marino. Per questi motivi siamo felici di aver partecipato all’Operazione Mare Libero. Aver scelto di realizzare il primo intervento in occasione del 24 maggio, data in cui in tutta Europa si celebra la Giornata Europea dei Parchi, è stata un’ulteriore occasione per enfatizzare l’attenzione e la cura necessarie per tutelare le aree protette in quanto straordinari contenitori di biodiversità e formidabili erogatori di servizi ecosistemici».
Massimo Crippa, direttore commerciale del Gruppo Colussi, ha concluso: «Per Agnesi l’impegno alla protezione del mare è una scelta naturale, frutto dei valori aziendali e delle scelte verso percorsi di innovazione che già da anni ne conseguono. L’operazione di recupero delle reti disperse, le cosiddette reti fantasma, condotta assieme al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ci pare un tassello centrale del nostro impegno verso la salvaguardia del mare. Lavoriamo quindi da una parte a evitare la creazione di rifiuti plastici, i più impattanti se dispersi nell’ambiente, dall’altra, vogliamo dare una mano a sanare una situazione di crisi ambientale che diventa ogni giorno più difficile da fronteggiare, per tutti noi. In altre parole: non siamo più parte del problema, siamo decisamente parte della soluzione».
L’articolo A Giannutri recuperato oltre 1km di attrezzi da pesca nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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