«L’agricoltura deve adattarsi e deve farlo rapidamente per restare competitiva e continuare a garantire la produzione di cibo e vino – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – Con questo accordo, che sigliamo nel contesto della più importante fiera internazionale del vino, gettiamo le fondamenta per un’agricoltura, e nello specifico una viticoltura, più sostenibile che deve prepararsi a far fronte alle conseguenze di lunghi e sempre più frequenti periodi senza precipitazioni e sfasamenti stagionali».
La crisi climatica, del resto, sta incidendo già oggi sulla coltivazione della vite e la conseguente produzione di vino. L’ultimo anno è stato il più caldo almeno dal 1800 per la Toscana ed è piovuto l’11% in meno in media, con picchi del -37% nelle valli del Magra, del Serchio e nella zona Versilia-Apuane. La nostra è stata la quarta regione più colpita in Italia da eventi meteo estremi, con l’agricoltura in prima fila a patirne i danni.
«Lo scorso anno l’assenza per lunghi mesi di precipitazioni unita al caldo record aveva causato danni per 260 milioni di euro alle imprese agricole e bruciato il 10% dei prodotti agricoli», come ricordano dalla Regione. E in vista ci sono minacce aggiuntive per il vino: «La siccità ed i cambiamenti climatici stimolano inoltre le condizioni favorevoli allo svilupparsi di malattie e al proliferare di insetti dannosi per le viti e l’uva, minacciando il primato di qualità del vino Made in Tuscany».
Che fare? Occorre agire sul doppio fronte della mitigazione e dell’adattamento; per quanto riguarda il primo, la missione è quella di tagliare in modo rapido e robusto le emissioni di gas serra legate all’uso dei combustibili fossili, che alimentano la crisi climatica. La seconda verte invece sulla necessità di adattare il territorio a quella quota parte di cambiamenti climatici che è già avvenuta, e con cui ci sarà da fare i conti per molto tempo.
«Il primo impegno sarà informare e trasferire quanto di ricerca è stato fatto dal Cnr-Ibe con un’azione di divulgazione e successivamente lavorare per trovare e fornire soluzioni di resilienza per le imprese del settore con nuovi progetti – spiega il direttore dell’Istituto, Giorgio Matteucci, presentando i contenuti dell’accordo – Come? Per esempio applicando la viticoltura di precisione nei vigneti per far si che l’uso delle risorse, come l’acqua, sia sempre più efficiente ma anche attraverso l’impiego di pratiche agronomiche che tengano in considerazione l’impiego del biochar, come input per migliorare lo stock di carbonio, il rilascio di nutrienti che le condizioni idriche del suolo. Ed ancora riducendo al minimo l’utilizzo dei mezzi meccanici nelle lavorazioni in vigna e incentivando l’utilizzo di soluzioni naturali contro gli infestanti».
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