Il loro impiego comporta una sorta di “autunno anticipato” anche di due mesi per alcune specie di alberi, ovvero un ritardo dell’inizio della “dormienza invernale” (cioè il riposo che permette alle piante di superare “in condizione di sonno” la stagione avversa).
La ricerca ha preso in esame due specie ampiamente utilizzate negli ambienti cittadini, il platano comune (Platanus × acerifolia) e il tiglio nostrale (Tilia platyphyllos); tale problema si presenta solo per i platani che infatti, da questo punto di vista, risultano più sensibili all’illuminazione notturna rispetto ai tigli.
«L’illuminazione dei lampioni disturba i processi fisiologici naturali e i ritmi circadiani di tutti organismi viventi, compresi i “cittadini verdi” che popolano le nostre strade», spiegano Marco Landi, ricercatore presso l’Università di Pisa ed Ermes Lo Piccolo, a Pisa quando è stato fatto lo studio e ora ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze.
Inoltre, per entrambe le specie studiate, è emerso che le foglie mature degli alberi hanno un tasso di assimilazione di CO2 inferiore all’alba: secondo i ricercatori si tratterebbe di una sorta di temporaneo “effetto hangover”, dato che la pianta a causa dell’illuminazione ha fotosintetizzato durante le ore notturne.
«Il nostro studio – conclude il professore Damiano Remorini dell’Università di Pisa – rappresenta un primo passo, l’obiettivo è di fornire indicazioni utili dal punto di vista della sostenibilità e della vivibilità di tutti gli organismi viventi nelle nostre città».
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