Gli esiti del seminario, presentati dal magazine dell’Ateneo – Il Bo Live – si soffermano innanzitutto sulla necessità di aumentare ritmo e taglia nell’installazione di nuovi impianti rinnovabili.
Rispetto ai +5,7 GW entrati in esercizio nel 2023, il «minimo indispensabile per stare nella traiettoria di decarbonizzazione» dovrebbe essere pari a +9-10 GW annui, secondo Davide Chiaroni, professore del dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano. Un dato che Elettricità futura – l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% del comparto elettrico nazionale – porta a +12 GW, visti i ritardi accumulatisi negli ultimi anni.
Oltre alla potenza installata inadeguata, preoccupa la taglia dei nuovi impianti entrati in esercizio, dato che oltre metà del fotovoltaico installato è stato residenziale di piccola taglia, ovvero entro i 20 kW: «Non abbiamo trovato ancora la ricetta giusta di autorizzazione e incentivazione degli impianti – spiega Chiaroni – Facciamo fatica a autorizzare e mettere a terra impianti di grandi dimensioni, maggiori di 1 MegaWatt (MW), senza i quali non si riesce a scalare».
Nel frattempo – e qui sta la terza zavorra – si allarga il gap coi competitor europei, dato che «la Germania ha il doppio del nostro installato pro capite di fotovoltaico, ma anche la Spagna ci ha superato; la Francia ha due volte il nostro eolico pro-capite, la Spagna tre volte e la Germania quattro».
Spostando l’orizzonte dell’analisi dalle fonti rinnovabili alla decarbonizzazione pura, il contesto non migliora anche se a prima vista appare positivo: in Italia infatti dal 2021 al 2023 i consumi di energia sono calati del 5,6% mentre il Pil è cresciuto dell’1%, e al contempo le emissioni sono diminuite dell’8%.
«Almeno la metà del calo dei consumi, e poco più della metà del calo delle emissioni, è legato a fattori come il clima eccezionalmente mite degli scorsi inverni, il crollo della produzione industriale dei settori energivori e il contenimento dei consumi per i prezzi record dell’energia, che hanno già avuto effetti traumatici sulla competitività di alcuni comparti industriali», spiega il ricercatore Enea Francesco Gracceva: in altri termini la già debole decarbonizzazione in corso «dipende da aspetti congiunturali e non strutturali».
La quinta zavorra è invece rappresentata dalla volatilità dei prezzi, che insieme alle difficoltà autorizzative frena la messa a terra degli investimenti: «Nel 2011 abbiamo installato 11 GW e si montavano torri eoliche da 1 MW. Oggi se ne fanno da 6 MW. Con la metà dello sforzo del 2011 potremmo installare i GW che ci servono. Non è un problema dal punto di vista industriale né economico, se si garantisce che l’energia verrà venduta a un prezzo stabile per un po’ di anni – argomenta nel merito Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura – Servono le autorizzazioni soprattutto dei territori regionali, occorre migliorare la rete e le connessioni (anche qui servono gli obiettivi delle regioni). Oltre a elettrificare consumi (riscaldamento, trasporti), servono i sistemi di accumulo. Occorrono nuovi sistemi di aste, meno rigidi, e contratti come i Ppa (Power purchase agreement)».
L’articolo Cinque zavorre frenano la transizione energetica italiana sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
ARTICOLO TERMINATO!
E come sempre ti raccomandiamo: se hai domande, dubbi, chiarimenti di qualsiasi tipo, scrivici nei commenti o lascia la tua valutazione! Il team di GREENYTOP è al tuo servizio per offrirti un servizio di qualità. Per richieste di collaborazione e di carattere promozionale Contattaci via email. Un saluto dal team di Greenytop!