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Clima, per il Consiglio Ue il picco dei combustibili fossili dovrà avvenire entro il 2030

Ieri i ministri dell’Ambiente degli Stati membri, riuniti nel Consiglio dell’Ue, hanno approvato la posizione negoziale che l’Unione europea terrà alla 28esima Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (Cop28), in agenda a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre prossimi.

In questo contesto è stata presentata anche la versione aggiornata delle promesse d’impegno climatico (Nationally determined contribution – Ndc) dell’Ue, che ricomprende l’adozione appena completata del pacchetto legislativo Fit for 55: l’obiettivo climatico europeo è dunque quello di ridurre le emissioni climalteranti del 55% entro il 2030, rispetto al 1990.

Si tratta di uno sforzo considerevole, contando che dal 1990 al 2021 l’Ue ha ridotto le emissioni di “solo” il 30% circa (mentre l’Italia del 19,9%), ma si tratta comunque di un primissimo step: in linea con le raccomandazioni della comunità scientifica, la Commissione Ue sostiene l’obiettivo del -90% al 2040 e della neutralità climatica entro il 2050.

«Con la nostra proposta aggiornata degli Ndc stiamo inviando un segnale forte ai nostri partner affinché ci seguano nel percorso verso un futuro a impatto climatico zero – spiega la ministra spagnola per la Transizione ecologica, Teresa Ribeira Rodriguez – L’Ue e i suoi Stati membri sono impegnati a perseguire le proprie ambizioni climatiche. Siamo pronti a fare la nostra parte per affrontare la crisi climatica globale».

Nel merito il Consiglio Ue sottolinea che la transizione verso un’economia climaticamente neutra richiederà «un’eliminazione graduale a livello globale dei combustibili fossili e un picco del loro consumo in questo decennio», come già indicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).

Sottolinea al contempo l’importanza di «avere un settore energetico prevalentemente libero dai combustibili fossili ben prima del 2050, nonché di lottare per un sistema energetico globale completamente o prevalentemente decarbonizzato negli anni ’30, senza lasciare spazio alla nuova energia a carbone, dal momento che la riduzione delle emissioni è economicamente vantaggiosa».

Traguardare questi obiettivi richiede anche una profonda revisione dei nostri sistemi fiscali: per questo il Consiglio  chiede di «eliminare gradualmente, il prima possibile, i sussidi ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o la giusta transizione». Solo in Italia, il Fondo monetario internazionale stima che nel 2022 i sussidi ai combustibili fossili siano arrivati a 63 mld di dollari.

Liberare risorse per la transizione ecologica significa al contempo fare spazio alle fonti rinnovabili, col Consiglio dell’Ue a chiedere un’azione globale per triplicare la capacità installata di energia rinnovabile portandola a 11 TW e raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030, nel rispetto del mix energetico nazionale di ciascun Paese.

«L’Ue è una forza trainante per il cambiamento (oltre ad essere il secondo principale responsabile della crisi climatica, per emissioni cumulative di CO2eq, ndr) e dobbiamo parlare con una sola voce nel mondo. Non possiamo semplicemente usare le difficoltà come scusa per tornare alla situazione precedente all’accordo di Parigi», conclude Rodriguez.

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