Guardando all’ultimo trentennio climatologico di riferimento, ovvero alla media delle temperature atmosferiche registrate dal 1991 al 2020, il 2022 italiano segna un’anomalia pari a +1,5°C, particolarmente accentuata nel nord del Paese (dove l’anomalia arriva a +1,37 °C, arrivando a oltre +1,7°C nel nordovest) ma comunque marcata anche al centro (+1,13°C) e al sud (+1°C).
Ma ampliando il lasso temporale d’osservazione, i risultati peggiorano ancora. A livello globale, i dati Ipcc – il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, fondato dall’Onu – documentano che tra il 2011 e il 2020, la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 1,1°C rispetto alla temperatura media della fine del XIX secolo (prima della rivoluzione industriale) e risulta più calda di qualsiasi altro periodo degli ultimi 100.000 anni.
Se questo è il dato medio globale, in Italia il surriscaldamento dell’atmosfera corre però a velocità più che doppia: rispetto alla fine del XIX secolo, la temperatura media nazionale è aumentata di quasi 2,4°C. Al contempo stanno crescendo gli eventi meteo estremi, con Legambiente a registrare una crescita del 55% tra 2021 e 2022.
Eppure negli ultimi anni il nostro Paese ha rallentato moltissimo il taglio delle emissioni di gas serra (fra il 2014 e il 2021 si sono ridotte solo del 3%), che sono in crescita anche nel 2022, e allo stesso modo tra il 2015 e il 2019 le fonti rinnovabili sono cresciute solo del 3% in Italia, a fronte di una media Ue del 13%.
Non è andata meglio nell’ultimo anno. I dati aggiornati da Terna a fine novembre certificano che «nei primi 11 mesi del 2022 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 2.668 MW. Tale valore è superiore di 1.573 MW (+144%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», ma comunque molto distante dai 10.000 MW annui che l’Italia sarebbe chiamata ad installare per rispettare i target europei individuati dall’iniziativa RePowerEu.
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