All’università di Exeter, che ha guidato lo studio insieme al Center for Whale Research Usa (CWR), ricordano che «E’ noto che le orche madri forniscono più sostegno ai figli che alle figlie, soprattutto dopo che le figlie raggiungono l’età adulta, e i risultati hanno confermato che questo sostegno ha un costo considerevole per le madri».
Il principale autore dello studio, Michael Weiss del Center for Research in Animal Behavior dell’università di Exeter spiega che «La nostra precedente ricerca ha dimostrato che i figli maschi hanno maggiori possibilità di sopravvivenza se la madre è nei dintorni. In questo studio, volevamo scoprire se questo aiuto ha un prezzo. La risposta è sì: per mantenere in vita i loro figli maschi, le orche madri pagano un costo elevato in termini di riproduzione futura».
Dal 1976, il CWR ha prodotto un censimento completo della popolazione di orche residenti meridionali, che vivono al largo della costa del Pacifico nordamericano, il che ha consentito ai biologi di condurre studi multigenerazionali come questo che consentono di districare comportamenti sociali critici e legami familiari che hanno un impatto diretto sulla sopravvivenza degli animali. Lo studio ha utilizzato dati dal 1982 al 2021 riguardanti 40 femmine di orche residenti meridionali. A differenza di altre culture di orche, sia le orche residenti meridionali maschi che femmine rimangono nel gruppo in cui sono nate e ogni gruppo è guidato da una matriarca, una femmina esperta. Le orche residenti meridionali mangiano pesce e si nutrono prevalentemente di salmone. Le madri di solito spezzano il salmone in due, mangiandone metà e dandone metà ai figl maschi. Nutrono così anche le loro giovani figlie, ma una volta che le figlie raggiungono l’età riproduttiva, tendono a non farlo più, mentre continuano a nutrire i loro figli maschi fino all’età adulta.
Lo studio in corso su questa popolazione minacciata di orche, che vive nelle acque costiere tra Vancouver e Seattle, è stato avviato da Ken Balcomb che inizialmente, voleva esaminare le minacce alla loro sopravvivenza. Il lavoro che ne seguì ha rivelato intuizioni sulla vita delle orche che sarebbero potute venire alla luce solo attraverso decenni di studio. Ad esempio, è grazie allo studio delle orche residenti meridionali che i biologi j hanno scoperto l ruolo vitale delle nonne orche e perché, come gli esseri umani, le femmine di questa specie smettono di riprodursi a metà della loro vita per trasmettere la loro cultura agli esemplari più giovani. Dai loro anni di studio delle interazioni tra orche, gli scienziati sapevano già che madri e figli maschi restavano insieme fino all’età adulta del maschio.
All’università di Exeter fanno notare che «La strategia scoperta da questo studio – in cui le madri sacrificano indefinitamente la loro futura riproduzione per mantenere in vita i loro figli maschi – è di natura molto insolita e potrebbe persino essere unica», anche se somiglia molto a quella di alcune culture umane che preferiscono allevare meglio i maschi che le femmine .
Spiegando come potrebbe essersi evoluto questo comportamento, un altro autore dello studio, Darren Croft, anche lui del Centre for Research in Animal Behaviour di Exeter, ha detto che «Le madri ottengono un vantaggio di “idoneità indiretta”: aiutare i loro figli maschi a sopravvivere e riprodursi migliora le possibilità che i loro geni passino alle generazioni future. Questa strategia è stata chiaramente efficace nel passato evolutivo. Per le madri impegnarsi con i loro figli maschi sarebbero utile perché i loro figli potrebbero accoppiarsi con numerose femmine, producendo un gran numero di nipoti. Se una madre riesce a convincere il proprio figlio a diventare il grande maschio della popolazione, allora è quello che genererà gran parte della prossima generazione».
Può sembrare paradossale che animali così potenti e intelligenti rimangano dipendenti dalle loro madri per tutta la vita, ma sembra che i maschi semplicemente non debbano diventare indipendenti, perché la loro madre resta al loro fianco. Sembra la storia ben conosciuta in Italia dei cocchi di mamma: «Se mia madre cucinasse la mia cena per me ogni sera, forse non imparerei a cucinare la mia cena – scherza Croft – Ma, indirettamente, sembra essere nell’interesse di una madre».
Ma ora questa strategia potrebbe causare problemi per la sopravvivenza futura della popolazione: «Le orche assassine residenti meridionali sono specializzate nel mangiare il salmone Chinook – ricordano i ricercatori – Questi salmoni sono diventati scarsi in molte parti dell’areale dei cetacei, con molti stock minacciati o in pericolo. Con il loro cibo limitato, sono in pericolo anche le residenti meridionali. Rimangono solo 73 orche residenti meridionali e, poiché non si incrociano con altre popolazioni di orche, questo numero è estremamente basso».
Croft è molto preoccupato: «Per questa popolazione che vive sul filo del rasoio, il potenziale per il recupero della popolazione sarà limitato dal numero di femmine e dalla riproduttività di quelle femmine. Una strategia delle femmine che riducono la riproduzione per aumentare la sopravvivenza della prole maschile può quindi avere impatti negativi sulla ripresa di questa popolazione».
Un altro autore dello studio, Daniel Franks dei Dipartimenti di biologia e informatica dell’Università di York, ha concluso: «Questa strategia di sacrificare indefinitamente la riproduzione futura per mantenere in vita i loro figli maschi potrebbe essere stata benefica nel loro passato evolutivo, ma ora minaccia potenzialmente la vitalità futura della popolazione di orche residenti meridionali, che è in grave pericolo con solo 73 individui rimasti».
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