Un grande risultato ottenuto grazie al progetto Eleno, nato con lo scopo di effettuare nell’Oceano artico campionamenti per studi su idrografia, ciclo del carbonio, presenza di inquinanti quali micro e nanoplastiche.
«È stato emozionante raggiungere i 90° N e avere avuto la possibilità di raccogliere campioni unici per ricostruire il puzzle del funzionamento dell’ambiente marino artico – spiega Maurizio Azzaro – Il sistema Artico è infatti in rapido cambiamento e la conoscenza del ruolo dei microbi, ad esempio, è ancora tutta da approfondire. Il progetto prevede anche lo studio delle microplastiche presenti per capire quanto l’Oceano artico sia compromesso da questa minaccia globale. Grazie a questo progetto e al suo gemello Cassandra, avremo modo in sostanza di capire come funziona il sistema Artico per sviluppare politiche che ne consentono una gestione efficace».
Per il momento la squadra di ricerca evidenzia come larghi tratti dell’Oceano artico non siano più invalicabili a causa dell’arretramento della copertura glaciale marina.
«È veramente impressionante navigare a queste latitudini e trovare così poco ghiaccio marino, un segno evidente del riscaldamento globale – osserva Carlo Barbante – Ciò che accade a questo ecosistema riguarda anche noi, non rimane confinato all’Artico. Per questo motivo essere arrivati a fare ricerca a questa latitudine rappresenta una tappa fondamentale per lo studio dei cambiamenti climatici».
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