Si tratta del superamento della prima soglia critica di sicurezza dell’Accordo di Parigi sul clima, ciò che gli scienziati avevano preannunciato entro il 2025 e che invece è arrivato in anticipo.
Questo non significa che siano già stati superati i limiti stabiliti dall’Accordo sul clima di Parigi (in quanto si parla di periodi di almeno 20 anni in cui viene superata l’anomalia della temperatura media), ma costituisce un precedente preoccupante. Soprattutto perché arriva dopo un 2023 che ha rappresentato l’anno più caldo degli ultimi 100mila.
Contenere il riscaldamento globale entro dai +1,5°C a un massimo di +2°C rispetto all’era pre-industriale rappresenta la soglia di sicurezza, individuata dalla comunità scientifica, per evitare cambiamenti climatici disastrosi quanto irreversibili. Ma gli attuali impegni climatici stanno portando a +2,5-2,9°C entro il 2100, a livello globale. Tutto questo mentre l’Europa si sta surriscaldando a velocità doppia, e l’Italia quasi tripla.
Come notano da Legambiente Toscana, non sorprende che in questo contesto una serie storica di temperature anomale abbia colpito anche la nostra regione.
Secondo dati del Consorzio meteo Lamma da luglio 2023 ad oggi abbiamo avuto in successione i 9 mesi più caldi di sempre, ossia negli ultimi 174 anni: da luglio ’23 a marzo ’24 abbiamo registrato le temperature medie più alte di sempre, dal 1850 ad oggi.
Anche il mar Tirreno segue questo trend, infatti nei primi giorni di aprile abbiamo una temperatura media di 15° gradi centigradi che significa oltre 1 grado superiore alla temperatura media stagionale: un campanello di allarme preoccupante, che ci conferma della modifica strutturale del clima.
«I dati che commentiamo oggi sarebbero già gravi se riguardassero una serie di 2-3 mesi consecutivi, diventano drammatici se (come in effetti sono) riguardano una serie storico/statistica di 11 mesi – dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana – infatti, non solo non era mai successa una cosa del genere, ma l’evidenza scientifica incrocia il senso comune quando si osservano le fioriture premature di molte specie vegetali, la fusione dei ghiacciai e il susseguirsi di eventi estremi su tutto il territorio regionale e nazionale. Tutte queste evenienze ci dovrebbero convincere a concretizzare con ancora più determinazione le misure più urgenti della transizione ecologica. Fermare il consumo di suolo e anzi restituire quanto più spazio alla natura. Porre in opera la rivoluzione energetica, passando dalle fonti fossili alle rinnovabili. Convertire in modo ecologico e circolare tutti i nostri Distretti produttivi».
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