I dati aggiornati dal ministero della Salute per il periodo 1 luglio-4 agosto, soffermandosi sull’impatto dell’ondata di calore che ha attraversato il Paese nel mese di luglio, documentano infatti «un eccesso di mortalità nelle città del centro-sud di oltre 500 decessi nella popolazione anziana (+9% rispetto all’atteso) e una mortalità inferiore all’atteso nelle città del nord».
Al nord le condizioni di rischio hanno infatti avuto una durata inferiore (9-11 luglio e 15-20 luglio), mentre al centro-sud si sono protratte fino al 24-25 luglio, con una durata dell’ondata di 18 giorni a Roma e Rieti ed a 14-15 giorni nelle altre città.
L’ondata di calore è stata associata a picchi di temperatura massima percepita superiori ai 40°C; inoltre, in alcune città del nord (Brescia, Verona, Venezia, Trieste) e del centro-sud (Civitavecchia, Roma, Messina, Palermo) le temperature eccezionali sono state associate ad una elevata umidità.
«I dati – argomentano dal ministero – evidenziano un eccesso di mortalità al centro-sud (+9%), con incrementi statisticamente significativi a Campobasso (+53%), Napoli (+10%), Bari (+42%), Reggio Calabria (+61%), Messina (+20%), Palermo (+30%) e Catania (+35%). Al nord si conferma in diverse città una mortalità inferiore all’atteso (-13% nel complesso delle città del Nord)».
Tra le città del nord solo a Bolzano, Brescia, e Verona si evidenziano possibili picchi di mortalità in concomitanza dei giorni di incremento delle temperature. Mentre al centro-sud tale associazione si verifica in quasi tutte città: Firenze, Perugia, Viterbo, Rieti, Civitavecchia, Roma, Latina, Ancona, Pescara, Campobasso, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina, Palermo e Catania.
In particolare, incrementi elevati della mortalità sono stati registrati a Reggio Calabria e nelle città della Sicilia «dove, in concomitanza con le condizioni di rischio climatico, si sono registrati incrementi dell’inquinamento atmosferico associato agli incendi che hanno interessato diverse aree. Si sottolinea un possibile effetto sinergico delle elevate temperature e dell’inquinamento sull’incremento della mortalità totale, cardiovascolare e respiratoria nelle fasce più vulnerabili della popolazione».
Entrambi fattori che potrebbero essere affrontati promuovendo la sostituzione dei combustibili fossili – dal cui impiego dipende la crisi climatica in corso, oltre a buona parte dell’inquinamento atmosferico – con le energie rinnovabili, una transizione su cui l’Italia continua però ad avanzare a passo di lumaca.
Nella prima metà del 2023 sono entrati infatti in esercizio soli 2,5 GW di nuovi impianti rinnovabili, mentre per rispettare i target europei sulla transizione ecologica individuati dal RePowerEu, la potenza installata dovrebbe crescere di circa 10 GW ogni anno da qui al 2030.
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