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Dal Governo in arrivo uno o più commissari straordinari per far fronte alla siccità

Il tavolo di lavoro governativo sulla crisi idrica, annunciato la scorsa settimana, si è riunito ieri con la presidenza di Giorgia Meloni. La decisione più rilevante tra quelle emerse è che presto arriverà un commissario straordinario per provare a governare la grave siccità in corso nel Paese.

In realtà, i commissari potranno essere anche più di uno, come anticipato oggi dal ministro dell’Ambiente. Il commissario avrà poteri esecutivi rispetto a quanto verrà programmato da una nuova Cabina di regia – da istituirsi a Palazzo Chigi, riunirà ministeri competenti – per definire un piano idrico straordinario nazionale, d’intesa con Regioni ed Enti territoriali.

Si attendono inoltre «un provvedimento normativo urgente che contenga le necessarie semplificazioni e deroghe e accelerando i lavori essenziali per fronteggiare la siccità» e «una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica».

Nel frattempo, per contribuire a incrementare il riutilizzo delle acque reflue urbane depurate, il ministero dell’Ambiente ha avviato la consultazione pubblica sul decreto che armonizza la disciplina nazionale in merito con quella europea: dal prossimo 26 giugno, infatti, si applicherà negli stati dell’Ue il nuovo regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo (n.2020/741 del 25 maggio 2020), che definisce nuovi requisiti minimi per l’utilizzo delle acque di recupero.

«Ora le tempistiche sono fondamentali – commentano gli agricoltori italiani riuniti in Cia – Con il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022, e invasi che non riescono a trattenere più dell’11% di acqua piovana non sono pensabili ulteriori ritardi, sia per i cittadini che per gli agricoltori. Senza interventi e risorse adeguate, infatti, il settore primario, già sotto di 6 miliardi di euro per la crisi idrica, tra maggiori costi produttivi e danni sui campi, è destinato a una nuova estate di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcuni areali, per colture importanti come mais e riso».

Anche perché, in attesa delle decisioni governative, la siccità continua ad imperversare e ormai non solo al nord. La zona che ha beneficiato maggiormente della pioggia caduta nei giorni scorsi è il centro Italia, mentre la grave siccità lungo il corso del Po non dà segnali di miglioramento e ormai anche la Calabria è sull’orlo della crisi idrica, come testimonia l’ultimo Osservatorio Anbi.

«L’Italia investe oggi sulla rete idrica oltre il 50% in meno rispetto alla media europea, e paga il conto di investimenti assai ridotti rispetto agli altri Stati membri – commenta la Società italiana di medicina ambientale (Sima) – I paesi Ue destinano alla manutenzione e depurazione delle acque l’equivalente di circa 100 euro a cittadino, in Italia meno della metà: appena 48 euro ad abitante. Per colmare tale gap servirebbero subito 12 miliardi di euro da investire sul sistema acqua, a cui vanno aggiunti 6 miliardi di euro all’anno solo per la manutenzione della rete e la depurazione dell’acqua. Numeri che, tuttavia, si scontrano con i fondi previsti dal Pnrr, nel quale solo 2,8 miliardi di euro sono destinati al sistema acqua».

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Written by redazione

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