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Dal ministero dell’Ambiente 135 milioni di euro di fondi per l’energia nucleare

Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha firmato un decreto che stanzia risorse per complessivi 502 milioni di euro dedicati a promuovere, nel triennio 2024-2026, la ricerca e lo sviluppo di «tecnologie energetiche innovative a zero emissioni di carbonio».

La linea di finanziamento più sostanziosa, subito dopo quella da 182 mln di euro dedicata a fonti rinnovabili, tecnologie di rete e stoccaggio di energia, è quella rivolta all’energia nucleare.

Si tratta infatti di 135 milioni di euro «dedicati al settore nucleare, prevedendo la realizzazione di attività di ricerca e sperimentazione sui piccoli reattori modulari di terza e quarta generazione nel breve-medio periodo e sulle tecnologie di fusione per il lungo periodo. In questo ambito – spiegano dal ministero –  una quota delle risorse sarà utilizzata specificatamente per attività di formazione, con l’obiettivo di rafforzare le competenze professionali, tecniche e specialistiche in questo settore».

Si tratta di una decisione che paradossalmente arriva a pochi giorni dal fallimento del primo progetto statunitense sui piccoli reattori modulari (Smr), portato avanti da NuScale, mentre nel nostro Paese le energie rinnovabili continuano ad avanzare a ritmo troppo lento per poter raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel 2030.

Se può avere un senso mantenere gli investimenti in ricerca per la fusione nucleare, una tecnologia che comunque vada non sarà pronta prima del 2050 – quando l’economia italiana avrà già dovuto raggiungere le emissioni nette zero –, rispolverare quelli sulle tecnologie basate sulla fissione nucleare appare davvero fuori tempo per un Paese come l’Italia, a maggior ragione visto che in Europa il costo dell’energia nucleare al 2030 come anche al 2050 sarà più alto di quello stimato per le rinnovabili.

«Con i nuovi reattori un po’ più piccoli cambierebbe tutto? L’abbiamo sentito ripetere ad ogni cambio di reattori a fissione – osserva nel merito Edo Ronchi, già ministro dell’Ambiente –  In Italia, dopo 13 anni dal decreto legislativo che lo ha deciso, non è stato localizzato un deposito per i rifiuti radioattivo. Quando sento parlare della costruzione in Italia di una decina di centrali nucleari ho l’impressione di discorsi astratti fatti da chi, invece di affrontare le scelte urgenti nel campo dell’energia da decarbonizzare che devono essere operative in pochi anni, perda tempo e sprechi soldi per sue nostalgie, comunque fuori tempo».

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Written by redazione

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