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Dalla Commissione Ue nuove norme per diffondere la produzione di idrogeno rinnovabile

La Commissione Ue ha adottato oggi due nuovi atti delegati, definendo in maniera precisa il concetto di “idrogeno rinnovabile”: la base giuridica di partenza per incrementare davvero la produzione di questo vettore energetico sostenibile nel Vecchio continente.

L’obiettivo finale è quello che la stessa Ue si è data con il piano RePowerEu, ossia «produrre al proprio interno 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile e importarne altrettante», corrispondente al 14% del consumo totale di energia elettrica nell’Ue.

Il primo atto delegato stabilisce le condizioni a cui l’idrogeno, i carburanti a base di idrogeno e altri vettori energetici possono essere considerati “carburanti rinnovabili di origine non biologica”.

Ovvero, carburanti prodotti a partire da fonti energetiche rinnovabili diverse dalla biomassa, come l’idrogeno prodotto con energie rinnovabili tramite elettrolizzatori, ma non solo. Anche i carburanti liquidi come l’ammoniaca, il metanolo o gli elettrocarburanti sono infatti considerati carburanti rinnovabili di origine non biologica se prodotti a partire da idrogeno rinnovabile.

Un punto fondamentale di questo primo atto delegato specifica che gli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno dovranno essere collegati a una nuova capacità di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo da non togliere risorse alla produzione diretta di elettricità rinnovabile per destinarla alla generazione di idrogeno. Al contempo, vengono previste norme per garantire che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto soltanto quando e dove è disponibile una quantità sufficiente di energia rinnovabile locale (la cosiddetta correlazione temporale e geografica).

«La Commissione stima in 500 TWh circa di energia elettrica da fonti rinnovabili il fabbisogno necessario per centrare l’obiettivo di RePowerEu per il 2030 di produrre 10 milioni di tonnellate di carburanti rinnovabili di origine non biologica», spiegano da Bruxelles.

Il secondo atto delegato prevede invece una metodologia per il calcolo delle emissioni di gas a effetto serra durante il ciclo di vita dei carburanti rinnovabili di origine non biologica. La metodologia tiene conto delle emissioni di gas a effetto serra durante l’intero ciclo di vita dei carburanti: a monte, in fase di prelievo di energia elettrica dalla rete, in fase di lavorazione e in fase di trasporto del carburante al consumatore finale. In particolare, i carburanti rinnovabili di origine non biologica saranno conteggiati ai fini del conseguimento dell’obiettivo dell’Ue in materia di energie rinnovabili soltanto se consentono una riduzione di oltre il 70% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai combustibili fossili.

«L’idrogeno rinnovabile – commenta Kadri Simson, commissaria per l’Energia – è uno degli elementi fondamentali della strategia dell’Unione per una transizione all’energia pulita che risulti efficace sotto il profilo dei costi, e per l’affrancamento dai combustibili fossili russi in alcuni processi industriali. Affinché questo mercato emergente possa svilupparsi e consolidarsi in Europa, è indispensabile la vigenza di norme chiare e di un sistema attendibile di certificazione. Gli atti delegati odierni danno agli investitori la tanto necessaria certezza del diritto e rafforzeranno ulteriormente la leadership industriale dell’UE in questo settore dell’energia verde».

Gli atti adottati oggi saranno ora trasmessi al Parlamento europeo e al Consiglio, che dispongono di due mesi di tempo per esaminarli e accettarli o respingerli (in ogni caso, però, senza modificare gli atti sottoposti).

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