
«Il nostro lavoro in favore delle comunità energetiche prosegue. Molte città oggi si stanno attivando e la Regione sta per stanziare 20 milioni per favorire la loro attivazione».
Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) rappresentano infatti uno strumento privilegiato per dare forma a una democrazia dell’energia che crei sviluppo a livello locale: si tratta di un nuovo soggetto giuridico, delineato dal recepimento della direttiva europea Red II lo scorso dicembre, costituibile a partire da un gruppo di singoli soggetti – come famiglie, stabilimenti produttivi e Comuni – che decidono di autoprodurre, accumulare e scambiarsi energia generata da fonti rinnovabili, nello spirito di una vera comunità e aprendo al contempo realizzazione di nuovi modelli di business.
«Abbiamo costituito un gruppo di lavoro con tecnici dell’Agenzia regionale recupero risorse e del Dipartimento energia e stiamo girando tutti i Comuni toscani parlando con tutti i soggetti che possono essere interessati a fare parte della comunità energetica, dalle amministrazioni alle associazioni sportive alle parrocchie, per mettere a disposizione le nostre competenze», aggiunge Monni.
Ma si continuano ad esplorare anche modi più “tradizionali” per fare spazio alle rinnovabili: «Resta inoltre resta valida e va avanti l’ipotesi di installare pannelli fotovoltaici lungo la Fi-Pi-Li – argomenta nel merito l’assessora – Stiamo facendo un riscontro riguardo alla proprietà delle aree lungo la strada di grande comunicazione e alle eventuali modalità di intervento. Nei prossimi giorni visiterò una realtà che ha installato pannelli verticali per capire se possiamo utilizzare anche noi questo tipo di tecnologia. In ogni caso credo che siano necessari maggiori semplificazioni nelle procedure per evitare il paradosso nel quale da una parte il Mite ci spinge a fare la transizione verso le rinnovabili, dall’altra il Ministero della cultura che attraverso le Soprintendenze pone un freno. In questo le comunità energetiche possono venirci in soccorso, perché facendo comunità – conclude Monni – possiamo fare installazioni là dove non ci sono vincoli della Sovrintendenza ma allargando la comunità anche ai centri storici, in modo che possano beneficiarne anche i cittadini delle aree vincolate».
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