La nuova direttiva mira a proteggere i consumatori da pratiche commerciali ingannevoli e aiutarli al contempo a compiere scelte di acquisto più informate sotto il profilo ambientale, in particolare per quanto riguarda il rischio di greenwashing (ambientalismo di facciata) e di obsolescenza programmata.
Alla direttiva basta adesso ottenere l’approvazione definitiva da parte del Consiglio – il relativo accordo politico è già stato trovato lo scorso settembre – per essere poi pubblicata nella Gazzetta ufficiale; a quel punto gli Stati membri come l’Italia avranno 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
«Questa legge – spiega la relatrice, Biljana Borzan – cambierà il quotidiano di tutti gli europei. Ci allontaneremo dalla cultura dello scarto, renderemo più trasparente il marketing e combatteremo l’obsolescenza prematura dei beni. Le persone potranno scegliere prodotti più durevoli, riparabili e sostenibili grazie a etichette e pubblicità affidabili. Soprattutto, le aziende non potranno più ingannare le persone dicendo che le bottiglie di plastica sono buone perché l’azienda ha piantato alberi da qualche parte, o dire che qualcosa è sostenibile senza spiegare come. Questa è una grande vittoria per tutti noi».
Ad esempio, le nuove regole mirano a rendere l’etichettatura dei prodotti più chiara e affidabile, vietando l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “eco” se non supportate da prove.
La direttiva vieterà inoltre le dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull’ambiente neutro, ridotto o positivo in virtù della partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni (offset in inglese).
Al contempo verrà regolamentato l’uso dei marchi di sostenibilità, autorizzando solo quelli basati su sistemi di certificazione approvati (o creati) da autorità pubbliche.
Per quanto riguarda invece il problema dell’obsolescenza programmata, le nuove norme vietano le indicazioni infondate sulla durata (ad esempio, dichiarare che una lavatrice durerà per 5.000 cicli di lavaggio, se ciò non è esatto in condizioni normali), gli inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario (spesso accade, ad esempio, con l’inchiostro delle stampanti) e le false dichiarazioni sulla riparabilità di un prodotto.
In futuro, anche le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e verrà creato un nuovo marchio armonizzato per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia più esteso.
L’articolo Dall’Europarlamento via libera definitivo alla direttiva contro il greenwashing sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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