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Danni record dall’alluvione in Emilia-Romagna, ma dal Governo Meloni i ristori non arrivano

La crisi climatica in corso porta ad una crescita nella frequenza e nell’intensità degli eventi meteo estremi, che si traducono in sempre maggiori danni economici.

Nella prima metà di quest’anno, secondo l’analisi condotta dal colosso svizzero delle assicurazioni Swiss Re, le perdite economiche complessive da catastrofi naturali (terremoti compresi, ma soprattutto forti tempeste) sono state pari a 120 miliardi di dollari, ovvero il 46% in più rispetto alla media dell’ultimo decennio.

A questo record ha contribuito purtroppo anche l’Italia, in particolare con la doppia alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna lo scorso maggio. Per Swiss Re è stato «l’evento meteorologico più costoso nel Paese dal 1970», con perdite economiche stimate in «10 miliardi di dollari», equiparabili agli 8,86 mld di euro già indicati dalla Regione.

«L’Italia ha vissuto condizioni di siccità negli ultimi due anni. Con le forti precipitazioni – spiegano da Swiss Re – il terreno si è rapidamente saturato, provocando un aumento del deflusso e delle inondazioni. La tendenza generale mostra un aumento significativo della siccità nell’Europa meridionale. Tuttavia, i cambiamenti nella stagionalità possono portare a eventi di pioggia battente meno frequenti ma più intensi».

In qualità di compagnia assicuratrice, Swiss Re sottolinea che le perdite assicurate legate all’alluvione in Emilia Romagna sono pari solo a circa «0,6 miliardi di dollari. Con il 94% dei sinistri non assicurati in Italia, diventa evidente il ruolo importante delle assicurazioni come mezzo per colmare il gap di protezione e aiutare le famiglie a rafforzare la loro resilienza finanziaria contro le catastrofi naturali».

È evidente però che un problema globale e collettivo come la crisi climatica non possa trovare soluzioni private, nella semplice quanto costosa stipula di assicurazioni per danni.

Sono piuttosto necessarie politiche atte a ridurre in modo rapido quanto deciso le emissioni di gas serra legate all’uso dei combustibili fossili, adattando al contempo il territorio a quella quota di cambiamenti climatici ormai inevitabili.

Anche per il ristoro dei danni legati alle catastrofi naturali, inoltre, il primo soggetto chiamato a intervenire è la collettività rappresentata dallo Stato. Eppure in Italia – dove la crisi climatica avanza a velocità quasi tripla rispetto alla media globale – le emissioni non si stanno riducendo quanto dovuto, e neanche si ristorano i danni da meteo estremo.

Tant’è che all’indomani dell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha inviato una lettera alla permier Giorgia Meloni, per chiedere un incontro urgente e avanzare alcune proposte per la ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione.

«Avevamo chiesto al Governo di inserire nell’ultimo Consiglio dei ministri nuove risorse per la ricostruzione. Siamo stati ignorati per l’ennesima volta – dichiara Bonaccini – e non sono ancora previsti gli stanziamenti per gli indennizzi a cittadini e imprese, che a distanza di oltre 3 mesi dagli eventi alluvionali, pretendono giustamente di vedere mantenuta la promessa dell’esecutivo di ristorare al 100% i danni subiti attraverso procedure snelle e rapide».

Per superare l’impasse, nella lettera indirizzata a Meloni, Bonaccini, il sindaco della Città metropolitana di Bologna e i presidenti delle Province di Ravenna e Forlì-Cesena avanzano due proposte all’Esecutivo.

La prima consiste “nell’attivazione del risarcimento del danno per famiglie e imprese attraverso il meccanismo del credito d’imposta”, che garantirebbe un beneficio immediato con la disponibilità immediata di tutte le risorse spettanti.

La seconda è la messa a disposizione degli stanziamenti già previsti in due provvedimenti del Governo e non impiegati, se non in piccola parte: dei 900 milioni di euro previsti per l’attivazione degli ammortizzatori sociali, risultano domande per solo 30 mln, mentre dei 300 mln destinati al ristoro per le aziende a forte vocazione all’export, solo una piccola parte è stata impiegata.

«È a disposizione, dunque – concludono dalla Regione – un tesoretto di oltre 1 miliardo di euro che anche le rappresentanze istituzionali ed economiche del Patto per il lavoro e per il clima hanno condiviso vadano ridestinate per coprire gli indennizzi privati per famiglie e imprese, d’accordo con le modalità che vorrà attivare il Commissario per la ricostruzione».

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