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Darsena Europa a Livorno, c’è il via libera del Governo

L’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale (Adsp Mts) annuncia un «nuovo passo in avanti verso la realizzazione della Darsena Europa. Dopo il parere positivo della commissione tecnica, arrivato a dicembre, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha finalmente provveduto a pubblicare nei giorni scorsi sul proprio sito istituzionale il provvedimento con il quale ha dichiarato conclusa la procedura di Valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di espansione a mare del porto di Livorno».

Il decreto interministeriale, firmato da Mase e ministero della Cultura, prende atto del commento finale espresso dalla Commissione Via, secondo la quale: «Alla luce dei risultati dell’opportuna valutazione, nonché delle misure di mitigazione inserite nel progetto, di cui le attività di monitoraggio sono parte integrante, si ritiene che il progetto non avrà incidenze significative e negative sull’integrità degli stessi siti».

La commissione Via respinge quindi le numerose obiezioni sollevate da diverse associazioni ambientaliste ed esprime un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale della prima fase dell’opera, sottolineando che consente di raggiungere primari obiettivi di interesse generale, quali il miglioramento della sicurezza della navigazione e il rilancio della competitività dello scalo livornese.

Con la firma del decreto, il cui termine di efficacia è stato fissato in 6 anni, viene inoltre disposta l’autorizzazione l’immersione in mare dei sedimenti dragati e la loro localizzazione nei siti individuati dal progetto, sulla base di quanto previsto dall’art 109 del decreto legislativo n.152 del 2006.

Molto soddisfatto il commissario della Darsena Europa, Luciano Guerrieri: «Dopo il parere positivo della Commissione di Via, quello espresso dal ministero dell’Ambiente e dal ministero della Cultura sigilla l’ottimo lavoro svolto in questi anni dalla vice commissaria Roberta Macii, dai dirigenti Enrico Pribaz e Simone Gagliani e da tutta la struttura tecnica. Con oggi si conclude un lungo e complesso percorso procedurale iniziato più di un anno fa. Ora dobbiamo guardare avanti e puntare a realizzare l’opera nel pieno rispetto delle prescrizioni ambientali indicate nelle 220 pagine del parere tecnico di dicembre scorso».

Ma la stessa Adsp riconosce che il parere espresso dalla Commissione nazionale di Via è molto articolato, e indica un quadro prescrittivo composto da 11 condizioni ambientali che, in questo, riprendono temi sollevati dalla associazioni ambientaliste.

L’Autorità spiega che «tra le altre cose viene richiesto di identificare in dettaglio le diverse misure di riduzione e compensazione delle emissioni di CO2 relative al progetto definitivo; di produrre un piano specifico per il contenimento delle emissioni in atmosfera da attività di cantiere; di progettare efficaci e fattibili interventi di mitigazione volti ad annullare gli eventuali impatti negativi, pur allo stato non previsti, in termini di insabbiamento sia del fondale marino di accesso al porto che del fondale antistante alla foce fino allo sporgente settentrionale della vasca di colmata. Viene inoltre richiesto di monitorare continuamente la qualità dell’aria con quattro campagne stagionali di due settimane da effettuare indicativamente ogni tre mesi sia per la fase ante-operam, per la fase corso d’opera che post-operam, indicandone le modalità di rilevamento che dovranno essere strettamente correlate con il cronoprogramma dei lavori. Vengono poi chieste misure di riduzione degli impatti acustici e una specifica programmazione delle attività di cantiere al fine di tutelare l’avifauna nidificatrice e migratoria».

Per quanto riguarda l’erosione costiera viene espressamente chiesto di «integrare eventualmente i ripascimenti con interventi strutturali di difesa dei litorali, privilegiando nei tratti balneari quelli di tipo distaccato o trasversali a quelli aderenti rigidi. Le attività di monitoraggio morfodicamico sono fondamentali e dovranno essere estese all’intera unità fisiografica (U.F.) costiera di riferimento, integrando i rilievi topobatimetrici previsti con i rilievi sedimentologici. La cadenza dei monitoraggi deve essere semestrale/annuale per i primi 10 anni di vita dell’opera, poi ogni 3 anni salvo anticipo all’occorrenza di eventi estremi per i successivi 10 anni e, infine, ogni 5 anni salvo eventi estremi per la vita dell’opera».

Quanto alla salvaguardia della biodiversità nell’ecosistema marino viene chiesta «una mappatura delle biocenesi (piante e animali) anche nell’area dalla foce dello Scolmatore dell’Arno durante gli eventi di piena e in ragione del conseguente trasporto/deposizione dei sedimenti lungo la fascia costiera a nord dello stesso Scolmatore. Dovrà poi essere fornita una cartografia di dettaglio che riporti la sovrapposizione tra le aree di impianto/espianto della posidonia e la tipologia di substrato/ biocenosi presente in corrispondenza dei siti scelti».

Poi ci sono le prescrizioni sul progetto del sabbiodotto: «Una specie di tubo che dovrebbe prelevare i sedimenti derivanti dallo Scolmatore (e non solo) e portarli per il ripascimento sul litorale pisano a compensazione dell’erosione delle spiagge del nostro litorale a causa della stessa Darsena Europa», spiega ancora l’Adsp.

Nel merito, la Commissione Via chiede di «chiarire se la realizzazione del sabbiodotto rappresenti un’opera funzionale al progetto e/o migliorativa (compensazione) in relazione all’accumulo dei sedimenti sul litorale nella zona prossima all’area di dragaggio nella foce dello Scolmatore» e di «fornire ulteriori dettagli riguardo alla progettazione dell’intervento che includano sia le possibili tecnologie per il trasporto e la posa dei sedimenti sia le possibili ipotesi di gestione dei sedimenti nel caso in cui non fossero idonei per il ripascimento presso il litorale nord».

Infine, il decreto chiede espressamente di «rispettare anche le condizioni ambientali di cui al parere del ministero della Cultura, espresse con nota della direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio lo scorso 15 novembre e relative all’assistenza archeologica durante le attività di cantiere e di dragaggio (in caso di rinvenimento di reperti archeologici) e al possibile impatto sulla skyline e qualità del waterfront delle attività merceologiche previste dal progetto. Allo stesso modo devono essere ottemperate le indicazioni fornite dalla Giunta regionale il 20 novembre del 2023 e le condizioni ambientali fornite dai Comuni di Pisa e Livorno, dell’Autorità distrettuale dell’Appennino centrale e dell’Ente Parco regionale Migliarino San Rossore».

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