Con l’avvio del nuovo World economic forum, Oxfam osserva infatti che per «la prima volta in 25 anni la disuguaglianza a livello globale si è ampliata. E il disastro climatico a cui stiamo assistendo, di cui i super-ricchi sono tra i principali responsabili, sta drammaticamente esasperando questo divario»
Oxfam ha infatti condotto un’analisi dettagliata su 125 tra i miliardari più ricchi al mondo rilevando come, in media, le emissioni associate ai loro investimenti ammontino a tre milioni di tonnellate di CO2 all’anno; oltre un milione di volte di più rispetto alle emissioni medie di chi si colloca nel 90% più povero dell’umanità.
Al contempo, avvalendosi del supporto dei ricercatori di Credit Suisse-Ubs, l’ong ha elaborato un focus dedicato alla disuguaglianza nel nostro Paese.
Tra il 2021 e il 2022 i dati mostrano quasi un dimezzamento della quota di ricchezza detenuta dal 20% più povero (passata dallo 0,51% allo 0,27%). Alla fine dell’anno, l’1% più ricco deteneva una ricchezza oltre 84 volte superiore alla ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero.
Nel frattempo gli italiani titolari di patrimoni superiori a 50 milioni di dollari sono aumentati anche nel corso del 2023 (passando da 4.705 a 5.395) e i loro patrimoni sono cresciuti, su base annua, di 79 miliardi di dollari in termini reali.
Non va meglio passando dall’analisi della ricchezza a quella del reddito, dato che tra i paesi Ocse l’Italia si colloca oggi ai primi posti per la disuguaglianza di reddito disponibile.
Tra il 2007 (vigilia della grande crisi finanziaria) e il 2021 i redditi reali delle famiglie italiane si sono ridotti in media del 5,3%, mentre ormai 5,6 milioni di persone versano in condizioni di povertà assoluta: «Una dinamica destinata ad aggravarsi in virtù del rallentamento dell’economia nazionale nel 2023, della riduzione delle misure compensative contro il caro-vita e della portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza», sottolineano da Oxfam.
Al contempo le nuove misure di inclusione lavorativa e sociale del Governo Meloni determinano un’ulteriore, iniqua selezione tra poveri. Non basta più infatti essere indigenti per ottenere un supporto continuativo al reddito e si stima che, rispetto al bacino dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, circa «500.000 famiglie in meno potranno beneficiare di una delle nuove misure approntate, ampliando le disuguaglianze e aumentando povertà ed esclusione sociale».
Come si concilia questa lettura della realtà con quella che vede i dati sull’occupazione macinare record? Le più recenti rilevazioni di Istat sul mercato del lavoro italiano, riferite al terzo trimestre 2023, mostrano infatti che il tasso di occupazione per le persone tra i 15 e i 64 anni di età ha raggiunto il 61,3%: il massimo storico.
In primo luogo occorre precisare che il tasso di occupazione nazionale è ancora inferiore alla media Ue (69,5% nel terzo trimestre del 2022), a quello francese (68%) o tedesco (77%). Inoltre racchiude un andamento profondamente disuguale nel mercato del lavoro.
Tra il 2008 e il 2023 il tasso di occupazione per i giovani under-35 è infatti sceso del 7,4% (dal 30,1% al 22,7%), mentre ha registrato un balzo di oltre 16% quello degli over-50 (dal 24,2% al 40,4%).
Eppure anche in questo contesto la riforma fiscale del Governo Meloni si presenta all’insegna della disuguaglianza, svilendo la progressività del sistema fiscale.
«Contrastare le disuguaglianze è un imperativo ed è tutto fuorché una “missione impossibile”. Le disuguaglianze non sono infatti né casuali né ineluttabili. Sono piuttosto il risultato di precise scelte di politica pubblica», dichiarano da Oxfam.
Che fare, dunque? L’ong chiede al Governo Meloni misure di contrasto alla povertà che recuperino l’approccio universalistico, che garantisce a chiunque si trovi in ristrettezze economiche la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste; misure che contrastino la povertà lavorativa e promuovano un lavoro dignitoso per tutti, disincentivando il ricorso a contratti atipici, introducendo un salario minimo legale, estendendo l’efficacia erga omnes dei principali contratti collettivi nazionali, condizionando gli incentivi alle imprese alla qualità dell’occupazione; misure per una maggiore equità del sistema fiscale a partire dall’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, una misura su cui Oxfam ha lanciato la raccolta firme #LaGrandeRicchezza, a supporto di un’Iniziativa dei cittadini europei (Ice).
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