Il ministero dell’Ambiente ha infatti pubblicato il relativo decreto (allegato in fondo pagina insieme alle FAQ del ministero) dopo aver ottenuto il necessario via libera prima dall’Ue e poi dalla Corte dei conti: sarà in vigore da domani, anche se di fatto l’iter per la piena applicazione non è ancora finito.
Come previsto dal decreto stesso, entro i successivi trenta giorni saranno approvate dal ministero, previa verifica da parte dell’Arera e su proposta del Gse, le regole operative che dovranno disciplinare le modalità e le tempistiche di riconoscimento degli incentivi; il Gse, in qualità di soggetto gestore della misura, metterà in esercizio i portali attraverso i quali sarà possibile presentare le richieste, entro 45 giorni dall’approvazione delle regole.
Potrebbe dunque essere necessario attendere ancora due mesi e mezzo, anche se per il ministro Pichetto ormai la strada appare tracciata: «Comunità energetiche rinnovabili e autoconsumo diffuso – commenta a caldo – sono due ingranaggi centrali della transizione energetica del Paese. Oggi siamo dunque ancor più vicini a questo atteso obiettivo, che potrà veramente dare una svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, rafforzandone la sicurezza energetica e avvicinandoci agli obiettivi climatici».
L’obiettivo finale è promuovere l’installazione di 5 GW di nuovi impianti rinnovabili, quasi quanto tutti quelli installati nel corso dell’ultimo anno. I capisaldi degli incentivi per le Cer, come noto, sono due: da una parte una tariffa incentivante ventennale sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa, dall’altra un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili – destinato alle Cer nei Comuni entro i 5mila abitanti –, finanziato con 2,2 mld di euro dal Pnrr e cumulabile con la tariffa incentivante (valida su tutto il territorio nazionale).
Il soggetto gestore della misura è il Gse, che valuterà i requisiti di accesso ai benefici ed erogherà gli incentivi; su richiesta dei soggetti interessati, potrà verificare l’ammissibilità anche in via preliminare.
Il primo passo per accedere agli incentivi è individuare un’area dove realizzare un impianto rinnovabile – ad esempio fotovoltaico – di potenza massima pari a 1 MW, per poi costituire una Comunità energetica tra utenti connessi alla medesima cabina primaria (corrispondente territorialmente a circa 3-4 Comuni oppure 2-3 quartieri di una grande città); non necessariamente la Cer deve anche essere proprietaria dell’impianto, che può essere messo a disposizione anche da un solo membro oppure addirittura da un soggetto terzo.
Una volta autorizzato l’impianto, connesso alla rete e richiesto l’incentivo al Gse, l’energia condivisa all’interno della Cer – ovvero quella consumata dai membri mentre viene prodotta – può accedere alla tariffa incentivante.
Quando la produzione è superiore al consumo, alla Cer viene riconosciuto il valore economico dell’energia prodotta, senza ulteriori incentivi; in alternativa tale energia può anche essere accumulata tramite batterie, per poi essere utilizzata successivamente dagli utenti. In ogni caso è garantito un risparmio sui costi dell’energia per chi fa parte della Comunità, grazie a una maggiore autosufficienza.
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