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Europarlamento, massimo 18 mesi per i nuovi impianti rinnovabili. Ma in Italia servono 7 anni

Con 407 voti a favore, 34 contrari e 181 astensioni, l’Europarlamento ha adottato una legge per velocizzare le autorizzazioni a realizzare nuovi impianti rinnovabili o per ammodernare quelli esistenti: il testo sarà ora alla base per i negoziati sul tema col Consiglio (e dunque coi vari Governi nazionali Ue).

Il testo legislativo nasce in seno a RePowerEu, l’iniziativa europea pensata per accelerare la transizione energetica – con riforme e oltre 250 mld di euro per investimenti, 9 dei quali dovrebbero arrivare in Italia – dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Con la legge adottata ieri, gli europarlamentari hanno ridotto la durata massima della procedura autorizzativa per i nuovi impianti situati in “zone di accelerazione per le energie rinnovabili” dai 12 mesi proposti dalla Commissione Ue a 9 mesi. Tali zone dovrebbero essere delineate da ogni Paese europeo in base alla propria capacità di installare le energie rinnovabili più velocemente; qualora l’autorità competente non dovesse rispondere entro la scadenza prevista, il permesso sarebbe approvato secondo il principio del “silenzio assenso”.

Nello stabilire le regole per le zone di accelerazione, i Paesi Ue dovranno evitare – o contenere significativamente – impatti negativi sulla biodiversità: in particolare i siti Natura 2000, i parchi, le riserve naturali e le rotte migratorie identificate di uccelli e mammiferi marini devono essere esclusi, ad eccezione delle superfici artificiali come tetti, aree di parcheggio o infrastrutture di trasporto.

Inoltre, i deputati hanno aggiunto delle disposizioni per garantire la partecipazione dei cittadini prima di scegliere un’area per l’installazione di un impianto e designare le aree rinnovabili.

Anche al di fuori di tali zone, la procedura autorizzativa non dovrebbe comunque superare i 18 mesi, e non più 2 anni come inizialmente proposto, mentre per il ripotenziamento degli impianti già esistenti non si dovrebbero superare i 6 mesi. Ad oggi fantascienza, per l’Italia: qui l’iter di permitting per i nuovi impianti rinnovabili dura in media circa 7 anni.

«Abbiamo gettato le basi per un processo di rilascio dei permessi sempre più rapido, al fine di poter utilizzare più velocemente le energie rinnovabili e dare così impulso alla transizione energetica – commenta il relatore, Markus Pieper (Ppe) – Abbiamo introdotto nuove misure che consentono agli Stati membri e alle loro autorità autorizzative un maggiore margine di manovra, come il principio del ‘silenzio assenso’ all’interno delle aree di accelerazione delle energie rinnovabili, in base al quale i progetti di energia rinnovabile rappresentano un interesse pubblico prevalente e possono beneficiare di una valutazione semplificata per specifiche deroghe nella legislazione ambientale Ue».

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