on Trade and Development (UNCTAD), che dimostra che «Gran parte della crescita degli investimenti internazionali nelle energie rinnovabili, quasi triplicati dall’adozione dell’Accordo di Parigi nel 2015, si è concentrata nei Paesi sviluppati» e avverte che «I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di investimenti in energie rinnovabili per circa 1,7 trilioni di dollari all’anno, ma hanno attirato investimenti diretti esteri in energia pulita per un valore di soli 544 miliardi di dollari nel 2022. Il fabbisogno totale di finanziamenti per la transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo è molto più ampio e comprende investimenti in reti elettriche, linee di trasmissione, stoccaggio ed efficienza energetica».
La segretaria generale dell’UNCTAD, Rebeca Grynspan, ha evidenziato che «Un aumento significativo degli investimenti in sistemi energetici sostenibili nei Paesi in via di sviluppo è fondamentale affinché il mondo raggiunga gli obiettivi climatici entro il 2030».
Il rapporto propone un patto che definisce le azioni prioritarie che vanno dai meccanismi di finanziamento alle politiche di investimento per consentire ai paesi in via di sviluppo di attrarre investimenti per costruire sistemi energetici sostenibili.
Per quanto riguarda il finanziamento, il rapporto chiede di «Ridurre il rischio degli investimenti nella transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo attraverso prestiti, garanzie, strumenti assicurativi e partecipazioni azionarie sia del settore pubblico – attraverso partenariati pubblico-privato e finanziamenti misti – sia delle banche multilaterali di sviluppo. Inoltre, le partnership tra investitori internazionali, il settore pubblico e le istituzioni finanziarie multilaterali possono ridurre significativamente il costo del capitale per gli investimenti in energia pulita nei Paesi in via di sviluppo».
Inoltre l’UNCTAD sottolinea «La necessità di una riduzione del debito per offrire ai Paesi in via di sviluppo spazio fiscale per effettuare gli investimenti necessari per la transizione verso l’energia pulita e per aiutarli ad attrarre investimenti privati internazionali abbassando le valutazioni del rischio paese».
Il rapporto dimostra che nel 2022, con il calo degli accordi internazionali di finanziamento dei progetti. è rallentata la crescita degli investimenti nelle energie rinnovabili è rallentata e spiega che «Sebbene il totale degli investimenti internazionali nelle rinnovabili sia quasi triplicato dal 2015, nei Paesi in via di sviluppo il tasso di crescita ha superato solo marginalmente la crescita del PIL» e rivela che «Le compagnie energetiche che sono tra le prime 100 multinazionali stanno disinvestendo risorse di combustibili fossili a un ritmo di circa 15 miliardi di dollari all’anno.
Ma una preoccupazione fondamentale è che gli acquirenti privati (non quotati), che includono principalmente fondi di private equity, spesso hanno obiettivi di riduzione delle emissioni inferiori o nulli e standard di rendicontazione climatica più deboli. Questo richiede un nuovo modello di trattativa allineato al clima».
Il gap di investimenti in tutti i settori degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) è aumentato a oltre 4 trilioni di dollari all’anno dai 2,5 trilioni di dollari del 2015. I gap maggiori riguardano l’energia, l’acqua e le infrastrutture di trasporto. L’UNDP dice che «L’aumento è il risultato sia di investimenti insufficienti che di esigenze aggiuntive.
Il crescente gap di investimenti SDG nei Paesi in via di sviluppo contrasta con i trend positivi di sostenibilità nei mercati dei capitali globali». Nel 2022, il valore del mercato della finanza sostenibile ha raggiunto i 5,8 trilioni di dollari
Dopo un forte rimbalzo nel 2021 a seguito del forte calo indotto da Covid-19 nel 2020, nel 2022 gli investimenti diretti esteri globali (IDE) sono diminuiti del 12%, a 1,3 trilioni di dollari e il rapporto spiega che «Il calo è stato principalmente il risultato di minori volumi di flussi finanziari e transazioni nei Paesi sviluppati. Il rallentamento è stato determinato dalla sovrapposizione di crisi: la guerra in Ucraina, gli alti prezzi dei generi alimentari e dell’energia e le pressioni sul debito. Il calo dei flussi di IDE è stato causato principalmente dalle transazioni finanziarie delle imprese multinazionali nelle economie sviluppate, dove gli IDE sono diminuiti del 37% a 378 miliardi di dollari. Nel 2023, il contesto globale per le multinazionali e gli investimenti transfrontalieri resta difficile. Le tensioni geopolitiche sono ancora elevate. Le recenti turbolenze nel settore finanziario hanno accresciuto l’incertezza degli investitori». L’UNCTAD prevede che nel 2023 la pressione al ribasso sugli IDE globali continuerà. I flussi di IDE verso le economie sviluppate sono diminuiti e nel 2022 i Paesi in via di sviluppo hanno rappresentato i due terzi degli IDE globali, con l’America Latina e i Caraibi che hanno registrato un aumento significativo. Gli afflussi di IDE nei Paesi meno sviluppati sono diminuiti del 16%.
L’aumento degli IDE nei Paesi in via di sviluppo è stato ripartito in modo disomogeneo. Gran parte della crescita si è concentrata in poche grandi economie emergenti.
Dopo livelli anomali nel 2021 causati da una singola transazione finanziaria Gli IDE in Africa sono scesi ai livelli precedenti di 45 miliardi di dollari. .
Gli afflussi di IDE nei Paesi in via di sviluppo in Asia sono stati stabili a 662 miliardi di dollari, ma hanno comunque rappresentato oltre la metà degli IDE globali.
I flussi di IDE verso le economie strutturalmente deboli e vulnerabili sono diminuiti nei Paesi meno sviluppati, nei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare e nei Piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
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