L’analisi del NRC dimostra che quasi 2.000 case palestinesi sono ancora distrutte dopo i numerosi attacchi aerei e bombardamenti israeliani compiuti nell’ultimo decennio e che « Molte famiglie devono stare con i parenti, con conseguenti condizioni di sovraffollamento e un aumento del rischio di malattie legate all’inverno».
Per realizzare queste stime, l’NRC ha analizzato il rapporto “Palestine Flooding in the Gaza Strip” di Shelter Cluster: «21.500 unità abitative a Gaza sono classificate come scadenti e non soddisfano i requisiti minimi di spazio abitativo, protezione dalle intemperie, servizi igienici e privacy e richiedono diversi gradi di riabilitazione. 1.901 case rimangono completamente distrutte a causa dell’escalation delle ostilità». L’Ufficio centrale di statistica palestinese stima che la famiglia media di Gaza sia di 5,8 membri. Questo significa che a Gaza circa 120.000 persone vivono in case non protette.
L’NRC ricorda che «Israele, con il sostegno dell’Egitto, ha imposto un assedio di 15 anni a Gaza che ha portato a una crisi economica prolungata e a una diffusa disoccupazione. Mentre a Gaza i materiali da costruzione sono disponibili, la maggior parte dei residenti non può permettersi di effettuare le riparazioni o i miglioramenti necessari alle proprie case». Per questo l’NRC chiede a Israele di «Revocare l’assedio e invita i donatori a fornire aiuti per aiutare i palestinesi a ripristinare le loro case».
Caroline Ort, direttrice dell’NRC per la Palestina, ha avvertito che «Dopo un’estate con l’ennesima escalation militare, ancora più famiglie non avranno un tetto questo inverno. Più bambini andranno a letto in stanze esposte alle intemperie. Alcune famiglie devono usare coperte sottili per coprire le loro finestre rotte. I donatori internazionali e gli Stati influenti devono lavorare per alleviare una crisi umanitaria radicata nelle restrizioni israeliane e nell’inflazione innescata dal conflitto in Ucraina».
Alcuni palestinesi di Gaza hanno detto all’NRC che per scaldarsi bruciano vecchi vestiti, ma l’agenzia norvegese sottolinea che «Le misure disperate come questa aumentano i rischi per la salute e la sicurezza, compreso il rischio di incendio. I tetti tendono a crollare in quanto non sono costruiti per assorbire pesanti piogge».
Le forti inondazioni di dicembre hanno aggravato le sofferenze in tutta Gaza. E l’NRC denuncia che «Israele ha aperto dighe vicino alla recinzione perimetrale di Gaza, che hanno rilasciato grandi quantità di acqua e allagato case, strade e fattorie a Khan Younis». Una valutazione dell’NRC ha identificato 100 famiglie che necessitavano di sostegno urgente.
Sultan, la cui casa di tre stanze nel centro di Gaza è stata sommersa dall’alluvione dopo che Israele ha aperto le dighe, ha detto all’NRC: «Non avrei mai immaginato che un giorno la mia casa sarebbe stata allagata, e questo avvenisse per l’intero posto dove abitiamo. Ho dovuto fare un buco nel muro per far uscire l’acqua. La casa era diventata una pozza di fango. I mobili sono rimasti immersi nell’acqua comprese le coperte e i materassi».
La carenza di elettricità resta una delle principali preoccupazioni per oltre 2 milioni di persone a Gaza, con interruzioni di elettricità che si estendono fino a 12 ore al giorno. Negli ultimi 12 mesi il prezzo ufficiale del gasolio da riscaldamento è aumentato di 0,21 dollari al litro, raggiungendo 1,77 dollari al litro a gennaio e rendendo questa vitale (e inquinante) fonte di energia non più accessibile alla maggior parte delle persone che vive nella più grande prigione a cielo aperto cdel mondo: la striscia di Gaza.
L’NRC conferma che «Circa 100 famiglie rimangono sfollate a Gaza a causa dei danni causati dalle ultime due escalation militari nel 2021 e nel 2022».
L’NRC sostiene le famiglie a Gaza attraverso lavori di riparazione delle abitazioni e sta fornendo un’assistenza in denaro vitale che consente alle famiglie di acquistare ciò di cui hanno più bisogno per l’inverno, spesso elementi essenziali come cibo e carburante.
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