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Geotermia, Tavolo tecnico e ministero dell’Ambiente al lavoro per un Piano nazionale

Il Tavolo tecnico geotermia, coordinato dall’Unione geotermica italiana (Ugi) e dall’Associazione italiana riscaldamento urbano (Airu), sta per concludere un ciclo di appuntamenti col ministero dell’Ambiente per avviare poi un Piano nazionale per delineare uno sviluppo sostenibile a tutto tondo di questa fonte rinnovabile a tutto tondo: dagli usi termici alla produzione geotermoelettrica, al recupero di minerali strategici dai fluidi geotermici.

L’incontro finale è fissato col ministro Pichetto per il prossimo 16 febbraio, e gli elementi raccolti tre incontri svoltisi finora documentano una «positiva interlocuzione» col dicastero, come affermano dal Tavolo.

Dopo anni di sostanziale stallo per lo sviluppo di questa fonte rinnovabile, che la Toscana per la prima volta al mondo ha saputo impiegare per produrre energia elettrica – e che continua a coltivarla da oltre un secolo –, alcuni segnali suggeriscono che potrebbe avvicinarsi un cambio di passo.

In primis, il piano europeo RePowerEu punta a triplicare la potenza geotermica installata nel continente entro il 2030. In secondo luogo, nei giorni scorsi il 96% dell’Europarlamento ha votato una risoluzione per chiedere una strategia europea comune a sostegno della geotermia, incoraggiando gli Stati membri a implementare piani strategici nazionali (come già avvenuto in Francia, Germania, Austria, Croazia, Irlanda, Olanda, Polonia).

In Toscana, infine, si lavora alla proroga delle concessioni geotermiche che sottendono l’operatività dell’unico parco geotermoelettrico attivo nel Paese: il gestore (Enel green power) è chiamato a presentare entro giugno un piano d’investimenti che, se valutato positivamente dalla Regione, potrebbe dare continuità allo sviluppo della geotermia per i prossimi vent’anni.

Si tratta di una possibilità che si è aperta grazie al decreto Energia proposto dal Governo Meloni, ma su tutti gli altri fronti l’esecutivo nazionale continua a latitare.

Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), ovvero il documento che dovrà guidare la transizione energetica del Paese da qui al 2030 e oltre, è stato bocciato all’unanimità dalle principali associazioni ambientaliste nazionali, dalla Commissione europea e da ultimo anche dall’Ocse.

Si tratta di un Piano che non può soddisfare neanche le ambizioni di sviluppo geotermico: la potenza geotermoelettrica installata, anziché triplicare, passa dagli 817 MW del 2020 ai 1.000 MW previsti nel 2030, un’inezia.

Eppure le risorse geotermiche teoricamente accessibili entro i 5 km di profondità potrebbero soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale, mentre ad oggi arriva dalla geotermia il 2,1% della produzione nazionale di elettricità e l’1,35% del consumo di calore da fonti rinnovabili.

Non va meglio sul fronte dei “nuovi” incentivi per la produzione di elettricità da fonte geotermica, previsti nell’ormai famigerato decreto Fer 2, in attesa da oltre 1.600 giorni nonostante lo stesso Pichetto lo desse «in fase di finalizzazione» già nel dicembre 2022.

«Le attuali bozze del Pniec e del decreto Fer 2 non riconoscono adeguatamente il significativo potenziale della geotermia come fonte rinnovabile, sia per la produzione di elettricità che di calore – conferma nel merito il Tavolo tecnico – Si ritiene necessario, pertanto, recuperare velocemente un gap creatosi ormai da qualche decennio, aggiornando il Pniec da inviare a Bruxelles entro giugno 2024 e includendo una concreta valorizzazione della risorsa geotermica».

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Written by redazione

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