«L’Italia vuole mantenere il suo ruolo di leader nell’economia circolare, costruito in anni di impegno e investimenti nel riciclo«», commenta il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto.
Nel merito il dicastero è impegnato, attraverso il Pnrr, a sostenere nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento degli esistenti, arrivando a finanziare 1.085 progetti. A questi si aggiungono i “progetti Faro di economia circolare” su specifici materiali, quali carta e cartone, rifiuti elettrici ed elettronici, plastici, tessili: secondo quanto comunicato dal ministero, su queste iniziative risultano ad oggi sottoscritti tutti gli atti d’obbligo con i realizzatori.
Claudio Barbaro, sottosegretario al ministero dell’Ambiente intervenuto oggi nella sala Caduti di Nassirya del Senato, nel corso di un’iniziativa organizzata dal senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo, contribuisce a fare il punto della situazione.
«Il ministero sta lavorando da tempo sull’individuazione di strumenti normativi, tecnici e finanziari che possano supportare la transizione ecologica del settore. Ci siamo dotati – argomenta Barbaro – di un Piano nazionale per la gestione dei rifiuti che detta i criteri da utilizzare per l’elaborazione dei piani regionali, nel rispetto del riparto costituzionale. Inoltre abbiamo predisposto l’aggiornamento del Piano per la prevenzione dei rifiuti che, a breve, verrà pubblicato. Il Pnrr ha stanziato ingenti risorse destinate a beneficiari pubblici e privati, complessivamente 2,1 miliardi di euro, per l’ammodernamento e la realizzazione di nuovi impianti per il riciclo, così da creare nuove catene di approvvigionamento di materie prime dai rifiuti. Tale aspetto è di particolare rilievo per l’Italia che, come noto, è un Paese trasformatore perché povero di materie prime».
Di fatto però la performance italiana in fatto di riciclo, e re-impiego delle materie prime seconde nel tessuto economico, da qualche anno a questa parte sta subendo una battuta d’arresto.
Il tasso di riciclo complessivo di rifiuti urbani e speciali viene stimato (tra grandi difficoltà) al 72% dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ma persistono ampi divari tra i risultati conseguiti lungo le diverse filiere.
Soprattutto, guardando al tasso di circolarità calcolato da Eurostat, l’Italia continua a mostrare una performance migliore rispetto alla media Ue (18,7% vs 11,5%), ma è in calo da due anni di fila ed è tornato a livelli che non si vedevano dal 2016. In altre parole, l’81,3% delle materie prime impiegate dall’economia italiana sono vergini e non provengono da riciclo.
Per migliorare, è urgente un adeguato sostegno da parte dei decisori politici affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli normativi, giuridici ed economici che ne frenano il pieno sviluppo.
«In occasione del Global recycling cay ribadiamo l’importanza di ogni passo intrapreso verso la sostenibilità ambientale – commenta Daniela Luise, direttrice del Coordinamento Agende21Locali a nome dell’associazione ambientalista Kyoto club – Dalla gestione responsabile dei rifiuti all’economia circolare e all’implementazione di politiche orientate in tal senso. Una giornata che continua a svolgere un ruolo fondamentale nel catalizzare l’attenzione globale sulle sfide e le opportunità legate al riciclo. Il riciclo non è solo una pratica virtuosa, ma rappresenta un elemento chiave nella lotta al cambiamento climatico e nella preservazione delle risorse naturali del nostro pianeta».
L’articolo Giornata mondiale del riciclo, Pichetto: «Italia è leader». Ma l’81,3% dell’economia non è circolare sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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