Nichols ha rivelato che «Stiamo lavorando insieme, collettivamente, per esplorare i minerali critici che abbiamo in Nord America che alimenteranno la prossima generazione di batterie. Questa è una grande opportunità per il Messico di essere parte integrante di una struttura high-tech».
Anche se l’esponete dell’amministrazione Biden non ha fornito dettagli su come sta andando questa esplorazione, ha chiarito che nel rispetto della sovranità messicana «Washington è disposta ad offrire al Messico la possibilità di sfruttare l’esperienza dell’iniziativa privata statunitense per rendere più economica la produzione di litio attraverso una tecnologia specializzata» ed ha aggiunto che «L’aumento della produzione di auto che utilizzano batterie ricaricabili è un’opportunità per il Messico di sfruttare le sue riserve e inserirle nella produzione di veicoli elettrici. Per ora, il prezzo del litio messicano è un po’ alto e penso che ci siano tecnologie in grado di ridurre tale costo».
Nichols si riferisce alle differenze tra il tipo di litio del Messico e quello estratto in altri paesi. Il litio messicano, si trova soprattutto in terreni argillosi nello Stato di Sonora, il cui sfruttamento minerario non è stato tentato su larga scala, mentre solitamente negli altri Paesi si estrae da minerali o da salar come quelli sudamericani per i quali esistono tecniche estrattive consolidate. Secondo i calcoli del governo, le riserve messicane potrebbero ammontare a 600 miliardi di dollari.
Nichols ha detto a Milenio: «Capisco che, secondo la legge messicana, lo Stato ha il diritto esclusivo di sfruttare il litio, ma avrà bisogno del settore privato per commercializzarlo, quindi costruire quel tipo di associazione sarà importante, oltre a ottenere le tecnologie che ridurranno il costo del litio messicano e che renderà il Messico competitivo non solo nel nostro emisfero, ma oltre».
Milenio ha pubblicato anche le stime dell’Amministrazione statunitense secondo le quali «Isieme, Messico, Stati Uniti e Canada potrebbero diventare una superpotenza globale in termini di produzione di litio, con 13,7 milioni di tonnellate in diversi giacimenti, ponendo il Nord America al di sopra L’Asia e dietro solo il Sud America per possesso del cosiddetto oro bianco del XXI secolo, una risorsa che alimenta i veicoli elettrici così come gli smartphone».
Nichols, che ha partecipato al dialogo sulle energie rinnovabili tra partner nordamericani, è convinto che «Con la crescente integrazione della regione e la rivoluzione tecnologica che rappresentano le batterie ricaricabili < il Messico può approfittare della situazione per trarne un sostanziale vantaggio. Esistono opportunità anche nei combustibili a idrogeno a emissioni zero. Negli Stati Uniti abbiamo una grande opportunità per aumentare la nostra capacità di produrre abbondante idrogeno e anche il Messico ha ora l’opportunità di trarre vantaggio da quella catena di produzione attorno alle tecnologie di produzione di combustibile a idrogeno che sta iniziando a consolidarsi».
Per sfruttare i vantaggi di un Nord America sempre più integrato sarà molto importante l’armonizzazione della regolamentazione, in modo che le imprese possano operare da una parte o dall’altra del confine. «Soprattutto, per gli Usa – sottolinea Nichols – una priorità sarà l’uso continuato di energia verde e rinnovabile, perché molte aziende americane mi hanno detto che vogliono espandere la loro produzione di veicoli elettrici in Messico ma che devono poter legare i loro impianti alle energie rinnovabili, per affermare che i loro veicoli sono stati realizzati con un’impronta di carbonio ridotta».
Milenio fa notare che «Sebbene non ci sia una stima attendibile di quanto litio richiederà il Messico in questo decennio, il contesto e le dichiarazioni di Nichols danno un’idea: sempre più case automobilistiche stanno annunciando l’inizio dell’assemblaggio di veicoli con batterie al litio in territorio messicano, come Tesla, che costruirà uno stabilimento per le sue automobili a Santa Catarina, Nuevo León, o General Motors, che trasformerà il suo stabilimento a Ramos Arizpe, Coahuila, per la sola produzione di auto elettriche a partire dal prossimo anno. Ad entrambi si aggiunge Volkswagen, che prevede di realizzare i propri modelli elettrici a Puebla entro la fine del 2024».
E, in questo nuovo contesto industriale, Nichols fa presente come «La visione del confine tra Messico e Stati Uniti abbia iniziato a cambiare, come le opportunità offerte dal trasferimento di società statunitensi con sede in Asia e la crescente installazione di impianti ad alta tecnologia in Stati come l’Arizona e Texas, generando filiere a sud, a Sonora, Nuevo León e Tamaulipas. Per molto tempo la visione del confine ha riguardato l’immigrazione clandestina, il traffico di droga, il contrabbando, ma ora si percepisce che sta emergendo un concetto diverso, di complementarietà, con una parte che alimenta l’altra, soprattutto ora che decine di imprese ad elevata qualità tecnologica sono emerse sul lato statunitense. Penso che il confine sia una regione molto dinamica e abbiamo parlato, ad esempio, del Plan Sonora e delle opportunità esistenti per la produzione di energia solare nel nord del Messico e di come ciò potrebbero creare posti di lavoro verdi in Messico e negli Stati Uniti. L’integrazione tra le nostre reti elettriche alimenterà queste fabbriche e con l’approvazione della legge sui semiconduttori (che obbliga a produrli in Nord America, per sostituire le importazioni dall’Asia), è stato annunciato un investimento di 50 miliardi, ma in realtà ammontano già a 200 miliardi. È una questione di sicurezza nazionale avere quella produzione in questo emisfero, vicino agli Stati Uniti. E’ una grande opportunità».
L’articolo Gli Usa al Messico: insieme al Canada diventiamo una superpotenza globale del litio sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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