«I cittadini stanno subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici e vogliono essere parte della soluzione. Con il compromesso raggiunto i consumatori – dichiarano dal Consiglio – disporranno delle informazioni necessarie per compiere le giuste scelte verdi e saranno meglio protetti dal greenwashing, dal social washing e da altre pratiche commerciali sleali».
In particolare, l’accordo aumenta la trasparenza e il monitoraggio delle dichiarazioni relative alle prestazioni ambientali; dichiarazioni ambientali generiche, ad esempio “rispettoso dell’ambiente”, “naturale”, “biodegradabile”, “climaticamente neutro” o “eco”, saranno vietate senza che la prestazione ambientale sia provata; saranno vietate anche etichette di sostenibilità non basate su schemi di certificazione approvati o stabiliti dalle autorità pubbliche, come pure la possibilità di presentare prodotti come riparabili quando non lo sono davvero; sono state incluse nell’elenco delle pratiche commerciali vietate anche le dichiarazioni sleali basate sulla compensazione delle emissioni di gas a effetto serra tramite programmi non verificati.
«Inoltre – aggiunge la relatrice dell’europarlamento – una nuova etichetta di garanzia estesa mostrerà chiaramente quali prodotti durano più a lungo, quindi sarà più facile acquistare prodotti più durevoli. Abbiamo anche negoziato una posizione forte sull’obsolescenza precoce. Non dovremmo pubblicizzare prodotti che si rompono troppo presto. Stiamo eliminando il caos delle affermazioni ambientali, che ora dovranno essere comprovate».
Un approccio che è stato «accolto con favore» dalla Commissione Ue, che pone l’accento su come le nuove regole proteggano i consumatori dalle dichiarazioni ambientali inaffidabili o false e dalle pratiche di obsolescenza prematura.
«Le nuove norme – conclude Didier Reynders, commissario per la Giustizia – aiuteranno i consumatori a svolgere un ruolo attivo nella transizione verde, fornendo loro gli strumenti necessari per compiere scelte di consumo sostenibili».
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