E i leader delle nazioni più povere del mondo hanno espresso tutta la loro delusione e amarezza per il trattamento riservato ai loro Paesi da parte delle c<nazioni più ricche alle quali hanno chiesto di stanziare davvero i miliardi di dollari di aiuti promessi per aiutarli a sfuggire alla povertà e a combattere il cambiamento climatico. Il presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadéra ha detto che «La mia nazione ricca di risorse ma impoverita è stata saccheggiata dalle potenze occidentali».
Il presidente della Repubblica Centrafricana si è scagliato contro le sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu ni Unite e da altre istituzioni internazionali contro il suo Pese che da decenni è sconvolto da un cong flitto endemico pedr le risorse: «I 5,5 milioni di centrafricani non riescono a capire come, con vaste riserve di oro, diamanti, cobalto, petrolio e uranio, rimaniamo, più di 60 anni dopo l’indipendenza, uno dei Più poveri del mondo. La Repubblica Centrafricana è sempre stata erroneamente considerata da alcune potenze occidentali come una riserva di materiali strategici. Ha subito un saccheggio sistematico sin dalla sua indipendenza, aiutato dall’instabilità politica sostenuta da alcune potenze occidentali o dai loro alleati».
La Repubblica Centrafricana è sotto embargo Onu sulle armi da 10 anni, mentre l’Ue ha imposto sanzioni contro i i mercenari russi della Wagner che effettuano operazioni militari contro i gruppi armati ribelli nella Repubblica Centrafricana e in altri Paesi vicini. Secondo l’Ue,uno dei capi della Wagner sanzionato era un “consigliere per la sicurezza” di Touadera. Anche le compagnie di oro e diamanti legate alla Wagner nella Repubblica Centrafricana e in Sudan sono state colpite dalle sanzioni dell’Ue.
Ma nella giornata di apertura del dibattito generale al vertice LDC che si tiene una volta ogni dieci anni non c’è stato nessun annuncio sullo stanziamento del denaro disperatamente necessario, a parte i 60 milioni di dollari che il Qatar ha detto che avrebbe dato ai programmi dell’Onu. I leader delle maggiori economie mondiali, che hanno affollato Doha durante i mondiali di calcio e in altre occasioni, si sono tenuti bemn lontani dal vertice LDC5 perché è difficile spiegare a Paesi dove la gente muore di fame, guerra e cambiamenti climatici che potrebbero essere salvati con una frazione diu quello che ogni giorno spendono per finanziare quelle stesse guerre che li affamano e li impoveriscono.
E’ per questo che i Leader dei Paesi poveri hanno utilizzato la prima giornata del summit di Doha per ricordare a chi nion c’è che i governi dei Paesi industrializzati devono dare i 100 miliardi di dollari promessi all’anno per sostenere i loro sforzi per contrastare il riscaldamento globale. Presidenti e primi ministri dell’Africa e della regione Asia-Pacifico hanno chiesto un’azione immediata di finanziamento. Sheikh Hasina, la premier del Bangladesh, un Paese di 170 milioni di abitanti che potrebbe uscire dall’elenco degli LDC, ha sottolineato che «Le nazioni più povere meritano certezza sui finanziamenti per lo sviluppo e il clima. La comunità internazionale deve rinnovare il suo impegno per una vera trasformazione strutturale nei Paesi meno sviluppati. Le nostre nazioni non chiedono la carità. Quello che vogliamo è il rispetto di doveri e impegni internazionali».
Il presidente dello Zambia Hakainde Hichilema ha aggiunto che «Fornire i finanziamenti è una questione di credibilità». Narayan Kaji Shrestha, vice primo ministro del Nepal, un Paese che entro il 2026 doivrebbe uscire dal poco ambito club degli LCD, ha aggiunto che «I paesi meno sviluppati non possono permettersi che un altro decennio vada perduto. Nei cinque decenni trascorsi da quando è stato istituito lo status di LDC per dare ai paesi privilegi commerciali e finanziamenti più economici, abbiamo combattuto un’epica battaglia contro la povertà, la fame, le malattie e l’analfabetismo. Solo 6 Paesi sono finora usciti dallo status di LDC che alcune nazioni considerano uno stigma».
Di fronte a queste sfide gigantesche, Guterres ha affermato che «I paesi meno sviluppati hanno bisogno di una rivoluzione del sostegno in tre aree chiave. Primo, i Paesi più vulnerabili del mondo, a cui è stato consegnato il più crudo degli accordi, hanno urgente bisogno di sostegno per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Questo include la fornitura di almeno 500 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo, oltre allo 0,15 – 0,20% del Reddito nazionale lordo (RNL) per l’assistenza ufficiale allo sviluppo (APS) da parte dei paesi sviluppati. Inoltre, occorre compiere sforzi internazionali per prevenire l’evasione fiscale e i flussi finanziari illeciti. Niente più scuse. Chiedo ai partner dello sviluppo di sostenere l’attuazione di questi risultati e il raggiungimento degli obiettivi del Doha Programme of Action (DPoA), che è il modello per un rinnovato impegno ed accordo tra i Paesi meno sviluppati e i loro partner di sviluppo, compreso il settore privato, la società civile e i governi a tutti i livelli. Secondo, è necessario riformare il sistema finanziario globale attraverso un nuovo momento Bretton Woods. Questo include l’espansione del finanziamento di emergenza e l’integrazione di clausole su disastri e pandemie negli strumenti del debito. Le banche multilaterali di sviluppo dovrebbero trasformare i loro modelli di business per attrarre maggiori flussi di finanza privata nei Paesi meno sviluppati. Dobbiamo trovare nuovi modi di buon senso per misurare le economie dei Paesi, come criteri di prestito che vadano oltre il prodotto interno lordo».
Nonostante contribuiscano solo in minima parte alle emissioni di gas serra, i Paesi meno sviluppati sono particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico e anche Guterres ha chiesto ai Paesi sviluppati a «Mantenere la loro promessa di 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo, semplificare l’accesso ai finanziamenti per il clima, rendere operativo il fondo per perdite e danni, raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento, ricostituire il Green Climate Fund sostenuto dalle Nazioni Unite e fornire tempestivamente sistemi di allerta per ogni persona nel mondo entro 5 anni».
Il Capo dell’Onu ha poi annunciato che ospiterà un vertice sull’ambizione climatica a New Yorke a settembre «Per passare dalle parole all’azione e per dare giustizia climatica a coloro che sono in prima linea nella crisi. L’era delle promesse non mantenute deve finire ora. Mettiamo i bisogni dei Paesi meno sviluppati al loro posto. Il primo nei nostri piani. Il primo nelle nostre priorità. E primi nei nostri investimenti.
Dall’inizio del COVID-19, i 46 LDC hanno sofferto di risorse inadeguate per combattere la pandemia e la spirale del debito che ha frenato il loro progresso nello sviluppo. Nonostante i grandi sforzi per affrontare queste circostanze, una persona su tre nei paesi meno sviluppati vive in condizioni di estrema povertà».
Nel suo intervento, il presidente della 77esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, Csaba Kőrösi ha detto: «Sono fiducioso che tutti vogliamo mantenere la nostra promessa di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 e trasformare le economie dei Paesi meno sviluppati. Perché ciò accada, è imperativo che i Paesi sentano la reale forza della DPoA. I partner dello sviluppo dovrebbero garantire che siano mantenute le promesse di aiutare i Paesi meno sviluppati a superare le loro vulnerabilità. Se rafforziamo le vere partnership e sfruttiamo la tecnologia e l’innovazione, i nostri obiettivi possono ancora essere raggiunti entro il 2030, il che richiederà decisioni di grande impatto e azioni trasformative. Questo includerebbe focalizzarsi su ciò su cui le istituzioni finanziarie internazionali dovrebbero concentrarsi, misurare la ricchezza e lo sviluppo sostenibile, fare affidamento sulla scienza nel processo decisionale, mobilitare la solidarietà, migliorare gli standard di governance e comprendere i beni comuni globali. Questo progresso non sarà facile, ma sinceramente non vedo un’opzione migliore per l’umanità».
La plenaria di apertura del LDC5 è stata presieduta da uno degli uomini più ricchi del mondo, lo sceicco Tamim ibn Hamad Al Thani, emiro del Qatar, che dopo aver speso ben altre cifre per corrompere parlamentari europei, comprare calciatori e squadre di calcio e organizzare mondiali di atletica e di footbal in un deserto, ha annunciato un contributo finanziario di 60 milioni di dollari per l’attuazione della DPoA. Però ha ribadito «La necessità della solidarietà internazionale nella lotta alle crisi in tutto il mondo. C’è un obbligo morale che incombe sui Paesi ricchi e sviluppati di contribuire maggiormente per aiutare i Paesi meno sviluppati a superare le sfide globali che stiamo affrontando». Per quanto riguarda la crisi del debito degli LDC, lo sceicco che si è comprato Messi e il Paris Saint Germaine ha chiesto di «Prestare attenzione al suo impatto sui Paesi meno sviluppati. Esorto i partner per lo sviluppo a seguire l’esempio del Qatar e prendere l’iniziativa per sostenere l’attuazione del programma d’azione di Doha come parte dei nostri obblighi umanitari e di sviluppo nei confronti dei popoli dei paesi meno sviluppati».
Ma a segretaria generale della Conferenza LDC5, Rabab Fatima, Alto rappresentante Onu per i Paesi meno sviluppati, i Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (UN-OHRLLS), ha ricordato che «La storia dei Paesi meno sviluppati non è solo una storia di difficoltà. E’ anche una storia dello sforzo umano attraverso le avversità. Lotta e successo, contro le avversità. Implementando il DPoA, possiamo fare di più per pareggiare quelle probabilità, dare pari opportunità a tutti e per rendere più facile ottenere il successo. Gli LDC5 hanno fornito una meravigliosa opportunità per rendere realizzabili gli obiettivi del piano d’azione. Cogliamo tutti l’attimo e iniziamo quel viaggio, ora, qui a Doha. Un viaggio dal potenziale alla prosperità».
Nei prossimi giorni a Doha, quasi 5.000 rappresentanti di governi, settore privato, organizzazioni della società civile, parlamentari e giovani valuteranno l’attuazione del Programma d’azione di Istanbul del 2011 e si mobiliteranno per un ulteriore sostegno e azione internazionale per i 46 Paesi meno sviluppati del mondo.
Intanto, in assenza dei Paesi ricchi, si punta soprattutto sulla cooperazione Sud-Sud come catalizzatore dello sviluppo trasformativo nei paesi meno sviluppati e sono stati annunciuati due progetti, in Uganda e Gambia, per un valore complessivo di 3 milioni di dollari, sostenuti dal Facility for Poverty and Hunger Alleviation (IBSA Fund) di India, Brasile e Sudafrica. In Uganda, il progetto “Karamoja greenbelts women-led large-scale farming of cereals, legumes and oilseeds” sosterrà il governo ugandese nell’affrontare in modo sostenibile l’insicurezza alimentare cronica nella regione del Karamoja, attraverso l’emancipazione delle donne e dei giovani nell’agroindustria. In Gambia, l’“Enhanced Vegetable Production and Processing Project for Rural Women and Youth” mirerà a migliorare la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza per donne e giovani, attraverso migliori pratiche agricole e impianti di irrigazione.
Mamadou Tangara, ministro degli esteri e della cooperazione internazionale del Gambia, ha commentato: «Il Gambia è stato un forte sostenitore della cooperazione Sud-Sud perché conosciamo in prima persona l’impatto che questi progetti hanno sulle comunità vulnerabili. Il progetto che stiamo lanciando oggi consentirà alle donne e ai giovani di produrre più cibo e di migliore qualità, migliorando così la nutrizione e la sicurezza alimentare nel nostro paese».
Istituito nel 2004, l’IBSA Fund ha sostenuto 22 progetti in 20 Paesi meno sviluppati, che rappresentano oltre il 62% delle sue risorse totali. L’UN Office for South-South Cooperation (UNOSSC) gestisce e sostiene finanziariamente l’implementazione di fondi fiduciari che facilitano la cooperazione e il pilotaggio di iniziative Sud-Sud in tutto il mondo e funge da gestore del fondo fiduciario e da segretariato del consiglio dell’IBSA Fund.
Dima Al-Khatib, direttore dell’UNOSSC, ha dichiarato a UN News : «Il ricco portafoglio di progetti di cooperazione Sud-Sud presentato oggi è una testimonianza dell’impatto trasformativo che può essere raggiunto quando i Paesi in via di sviluppo lavorano insieme e in collaborazione con il sistema delle Nazioni Unite. Crediamo nel potenziale della cooperazione Sud-Sud e nella sua capacità di cambiare il gioco per i Paesi meno sviluppati».
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