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I mari europei minacciati da riscaldamento, acidificazione e calo dei livelli di ossigeno

Secondo il nuovo briefingHow climate change impacts marine life”, dell’European Environment Agency (EEA), «Il triplice impatto del cambiamento climatico sui mari –  riscaldamento delle acque, acidificazione e diminuzione dei livelli di ossigeno – rappresenta una minaccia grave e crescente per gli ecosistemi marini europe»i.

Il briefing EEa esamina le principali minacce ai mari europei  e riassume il modo in cui i crescenti livelli di emissioni di gas serra nell’atmosfera stanno influenzando gli ecosistemi marini in Europa. A sostegno della revisione della direttiva quadro sulla strategia marina dell’Ue, il briefing dell’AEA evidenzia ulteriormente le aree geografiche di particolare interesse e le azioni per sostenere la resilienza degli ecosistemi.

LEEa ricorda che «Il cambiamento climatico influisce negativamente sulla vita marina  principalmente attraverso il suo “trio mortale” che rende l’acqua di mare più calda, più acida e meno ricca di ossigeno. Quest’estate, le temperature globali della superficie del mare sono state  record  e i mari regionali europei hanno sperimentato diverse ondate di caldo marino». Studi recenti indicano che il cambiamento climatico potrebbe essere responsabile fino alla metà degli impatti combinati sugli ecosistemi marini.

Il briefing dell’EEA avverte che «I mari semichiusi, le aree poco profonde e le acque costiere in Europa sono particolarmente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. Questo riguarda in particolare parti del Mar Baltico, del Mare Adriatico e del Mare del Nord».

La biodiversità marina europea non è messa per niente bene: «Nel complesso, i mari europei versano in uno stato di degrado. La maggior parte dei gruppi di specie si trova in uno stato degradato Come sta la biodiversità marina europea?

Nel complesso, i mari europei versano in uno stato di degrado (figura 2). Come sta la biodiversità marina europea?

Nel complesso, i mari europei versano in uno stato di degrado. Nei mari europei la maggior parte dei gruppi di specie si trova in uno stato degradato. I pesci ossei rappresentano potenzialmente un’eccezione positiva (Vaughan et al., 2019). Nei quattro mari principali – Oceano Atlantico nordorientale, Mar Baltico, Mar Mediterraneo e Mar Nero – molti ecosistemi marini si trovano in uno stato da scarso a pessimo (EEA, 2020; CIEM, 2022a, 2022b). Le uniche eccezioni sono le aree offshore nell’Oceano Atlantico nordorientale dove si verificano meno attività (EEA, 2020). Lo stato generale di degrado degli ecosistemi marini europei non può essere attribuito a un fattore isolato. Piuttosto, rappresenta la somma degli effetti interconnessi derivanti dall’uso passato e presente e da altri impatti derivanti dalle attività umane. Queste attività sono legate ai fattori diretti del cambiamento. Questi includono il cambiamento climatico, l’inquinamento dovuto a nutrienti e contaminanti, i cambiamenti nell’uso del territorio e del mare, lo sfruttamento eccessivo e l’introduzione di specie non indigene».

Un recente studio svedese (Wåhlström et. al., 2022).indica che il cambiamento climatico potrebbe rappresentare oggi la più grande minaccia per gli ecosistemi marini, con impatti modellizzati paragonabili all’impatto combinato di tutti gli altri attuali fattori di stress.

L’EEA fa notare che «Lo stato generale dei mari europei è in peggioramento, ma alcune parti della biodiversità marina mostrano miglioramenti laddove sono state adottate e attuate misure». Secondo il briefing, «Questo suggerisce che potrebbe essere possibile aiutare singole parti degli ecosistemi marini, come singole specie o habitat, a riprendersi riducendo pressioni specifiche. Ciò potrebbe avere effetti positivi sulla resilienza complessiva dell’ecosistema».

Per questo il briefing dell’AEA sottolinea l’importanza di «Aumentare le aree marine protette fino a coprire il 30% dei mari europei, ripristinare gli ecosistemi danneggiati,  come le praterie di fanerogame marine, e un’attenta pianificazione di dove e come i mari vengono utilizzati per le attività umane, come produzione di energia, navigazione e turismo, o designati come aree protette. Queste azioni potrebbero aiutare gli ecosistemi marini europei e la loro capacità di continuare a fornire servizi tanto necessari, tra cui il sequestro del carbonio, cibo, materiali, attività ricreative e turismo».

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