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Il Brasile espelle i minatori abusivi dal territorio Yanomami. Massiccia operazione del governo Lula contro i garimpeiros

Ieri, 100 poliziotti sono atterrati a Boa Vista, la capitale dello Stato brasiliano di Roraima, per rafforzare la sicurezza degli indios  Yanomami che stanno subendo una grave crisi alimentare, sanitaria e di sicurezza a causa della presenza di quasi 20.000 garimpeiros, i cercatori d’oro illegali, che hanno invaso il loro territorio. Gli agenti sono stati incaricati dal governo del presidente Ignacio Lula Da Silva di  proteggere le postazioni della Fundação Nacional do Índio (Funai) e i centri sanitari costruiti della Terra Indígena Yanomami, la più grande riserva indigena del Brasile, estesa quanto il Portogallo.

L’operazione di sgombero dei garimpeiros e per riprendere il controllo del territorio, annunciata da Lula di fronte alle drammatiche immagini degli indios ridotti a scheletri e morti di fame e malattie curabili, è iniziata  il 6 febbraio, ha mobilitato 500 agenti del Funai, dell’ Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama) e di polizia e forze armate. L’Ibama ha comunicato che il 10 febbraio  sono stati distrutti un aereo, un elicottero, un escavatore e diverse strutture di supporto logistico dei garimpeiros e che sono state trovate anche armi, tre barche con circa 5.000 litri di carburante, quasi una tonnellata di cibo, congelatori, generatori e antenne per Internet».

Molti garimpeiros hanno capito che questa volta il governo brasiliano fa sul serio e stanno cercando di fuggire dalla Terra Indígena Yanomami, ma le vie di uscita sono presidiate e qualche gruppo cerca di resistere e si segnalano già attacchi per vendetta alle comunità indigene. In decenni di presenza illegale, i garimpeiros hanno creato insediamenti anche di grandi dimensioni e hanno avvelenato e devastato grandi aree fluviali e forestali, attaccato e ucciso gli Yanomami e altri popoli indios e con la loro presenza hanno causato una profonda crisi sanitaria tra gli indigeni a causa  della contaminazione dei fiumi da parte del mercurio  che usano per separare l’oro dalle rocce o dalla sabbia, la diffusione di malattie e la brutale violenza contro di loro.

Ora, sui social network si stanno moltiplicando i video che mostrano gruppi di minatori che cercano di lasciare in auto, barca o aereo la Terra Indígena Yanomami. «Siamo imprigionati qui e entro una settimana non avremo più cibo (…) Ci hanno dato  30 giorni [per uscire] e siamo qui per chiedere aiuto. Gli elicotteri chiedono 15.000 reais per uscire da qui e nessuno ha quei soldi» scrive una gaimpeira su Twitter. Ma dalla scorsa settimana il governo Lula ha vietato il traffico aereo e fluviale in quell’area dell’Amazzonia al confine con il Venezuela, anche se lunedì notte l’Aeronautica brasiliana ha aperto tre corridoi aerei per una settimana per consentire ai garimpeiros di partire volontariamente prima di venire sloggiati con la forza e arrestati.

Il governo è convinto che quando la polizia inizierà a usare la “forza coercitiva”, l’80% dei garimpeiros avrà già abbandonato il territorio Yanomami. Anche se i cercatori d’oro in Brasile ormai sono diventati “i cattivi” per antonomasia, molti sono semplicemente persone poverissime che cercano, con piccole miniere abusive, di guadagnarsi da vivere in una regione molto povera. Ma i grossi insediamenti minerari illegali sono gestiti da grandi bande legate alla criminalità organizzata, la stessa che sfrutta anche i piccoli minatori indipendenti.

Alberta Andrade, direttrice promozione e sviluppo sostenibile della FUNAI  denuncia che i garimpeiros, «A causa della pressione che stanno subendo, non ricevendo più i rifornimenti, stanno cercando di impadronirsi del cibo che inviamo agli indigeni, anche con la violenza. Ecco perché abbiamo bisogno della presenza dello Stato nella regione».

Per questo il governo sta valutando di concedere un benefit sociale ai garimpeiros che abbandoneranno volontariamente la Terra Indígena Yanomami, opzione che molti analisti non condividono, visto che per i più vulnerabili in Brasile (ri)esiste già un aiuto: la Bolsa Família. Fernando Gabeira ha scritto su O Globo: «Se questi garimpeiros hanno difficoltà a sopravvivere, possono usare quell’aiuto, non ci deve essere un programma sociale specifico per loro».

Secondo il governatore di destra del Roraima, Antonio Denarium, un fedelissimo dell’ex presidente neofascista Jair Bolsonaro, «Il 46% dello Stato di Roraima è costituito da territorio indigeno e circa 50.000 persone nello Stato dipendono dalle miniere.  Se non ci sono alternative per il reddito, torneranno nelle regioni che hanno appena invaso o finiranno per invaderne altre. Quindi, non troveremo mai una soluzione al problema che stiamo vedendo». Ma per Marcio Astrini, segretario esecutivo dell’Observatório do Clima, «L’Amazzonia ha bisogno di altre forme di generazione di reddito per la sua popolazione, oltre che attraverso la distruzione».

Il Funai avverte che «Il collo di bottiglia logistico che il Governo ha imposto nei giorni scorsi ha aggravato il conflitto nell’area» ed è anche preoccupato per una possibile protesta violenta dei garimpeiros che si stima siano tra i 15.000 e i 20.000, molti dei quali armati. Inoltre, a Homoxi, nella riserva indigena, sono stati uccisi tre Yanomami e, mentre gli agenti Funai indagavano hanno trovato un altro indigeno morto e uno gravemente ferito dopo un presunto attacco da parte di garimpeiros.

La stessa ministra dei Popoli indigeni, Sonia Guajajara, ha raccontato che «Abbiamo cercato di sbarcare in due luoghi e non siamo riusciti a farlo a causa dell’insicurezza (…) in alcuni luoghi è difficile discernere cosa sia la comunità indigena e cosa sia l’estrazione mineraria. Serve un’indagine più approfondita per scoprire chi trae tanto profitto da questo abuso di sfruttamento del lavoro, dal lavoro dei garimpeiros, così come dalla morte degli Yanomami».

Survival International, che da 53 anni lotta al fianco degli Yanomami,  esulta per la massiccia operazione di sgombero delle migliaia di cercatori d’oro illegali: «I minatori hanno devastato il territorio, terrorizzato le comunità yanomami e provocato una catastrofica crisi sanitaria, tanto grave che il Presidente Lula l’ha definita “un genocidio”. Centinaia di Yanomami, in particolare bambini, sono morti di malnutrizione e malattie prevenibili. Migliaia di siti estrattivi sfregiano il paesaggio e sono state costruite piste aeree illegali e persino una strada. L’ex Presidente Bolsonaro ha incoraggiato attivamente l’invasione. Durante il suo governo, il numero delle miniere è aumentato vertiginosamente e bande criminali hanno preso il controllo di gran parte del mercato illegale dell’oro nell’area. I cercatori d’oro hanno raggiunto anche zone di foresta abitate dagli Yanomami incontattati».

Davi Kopenawa Yanomami, noto leader e presidente dell’organizzazione Yanomami Hutukara, ha dichiarato: «Sono stanco di sentire il pianto delle madri e dei padri Yanomami che hanno perduto i loro figli. La morte dei nostri bambini non è colpa degli Yanomami. Noi Yanomami siamo esseri umani, ma Bolsonaro ha distrutto la nostra salute e la nostra terra. Un crimine che si sta verificando nella mia “casa”. Oltre a urgenti cure sanitarie, la cosa di cui abbiamo più bisogno è la protezione permanente e totale della nostra terra, in particolare nelle aree di frontiera dove vivono i Moxihatetea [Yanomami incontattati]. Ciò che è accaduto non deve ripetersi mai più»”

Survival International ha proposto un piano in sei punti per riparare alcuni dei danni arrecati ai popoli indigeni sotto il regime Bolsonaro. Nel 2020, alcune scioccanti immagini satellitari pubblicate da Survival rivelavano già l’entità della distruzione, pur riguardando uno solo dei numerosi siti minerari aperti illegalmente.

Oggi, Sarah Shenker, direttrice di Survival International Brasil, ha dichiarato: «Questo disastro è stato in gran parte orchestrato dall’ex Presidente Bolsonaro. Ha incoraggiato l’invasione dei minatori e ha persino impedito alle equipe mediche di entrare nell’area quando la portata dell’emergenza sanitaria era già ben evidente. Ora, oltre a espellere i minatori, serve un massicco intervento sanitario per contrastare la crisi. E per smantellare e consegnare alla giustizia le bande criminali che occupano l’area e hanno sparso il terrore nel territorio degli Yanomami, occorrerà una reale volontà politica. Questa operazione arriva appena in tempo. E’ vitale che le autorità caccino i minatori e li tengano fuori per sempre. Per troppo tempo hanno flagellato le vite degli Yanomami provocando miseria e distruzione indicibili. Anche se verranno espulsi e tenuti lontani, ci vorranno molti anni prima che gli Yanomami e la loro foresta si possano riprendere». E soprattutto, questo genocidio non dovrà mai più ripetersi. I territori indigeni del Brasile devono essere pienamente demarcati e protetti dalle invasioni. E’ l’unico modo per i popoli indigeni, gruppi incontattati compresi, di sopravvivere, prosperare e continuare a vivere a modo loro nelle loro terre, che sono tra le più biodiverse del pianeta».

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