Qui sono stati rinvenuti gli inequivocabili segni di presenza sulla vegetazione ripariale, ed è stato anche ripreso un esemplare nel video di una fototrappola.
Di questa frequentazione si aveva notizia già da due anni ma la presenza del castoro, anche grazie alle sue abitudini schive e prevalentemente notturne, era passata inosservata.
Questa eccezionale scoperta è venuta alla luce grazie all’attività di monitoraggio dell’associazione “Amici del Volturno e dei suoi affluenti”, con il presidente Gianluca Cimorelli e il segnalatore Angelo Casciano e del naturalista Giovanni Capobianco, tra i fondatori dell’associazione Ardea (Associazione per la ricerca la divulgazione e l’educazione ambientale).
Di queste ultime ore invece la segnalazione della presenza del roditore sul fiume Aterno-Pescara (Abruzzo meridionale). Anche in questo caso a opera di due pescatori, i romani Simone Maroncelli e Gabriele Zingaro, che hanno pubblicato un video sul loro profilo Instagram.
Le posizioni delle aree di frequentazione sono state immediatamente trasmesse all’equipe di ricerca coordinata da Emiliano Mori e Andrea Viviano del Cnr research institute on terrestrial ecosystems.
In attesa di accertare con dati e ricostruzioni precisi le origini di questa ricolonizzazione, ovvero se opera dell’uomo (come sembrerebbe secondo fonti credibili) o di una naturale espansione da parte del roditore, invitiamo il ministero competente e le Regioni interessate a evitare accuratamente interventi intempestivi (leggasi piani di eradicazione).
In ogni caso, laddove si trattasse di una operazione di origine antropica, comunque si avrebbe a che fare con una reintroduzione e non con una introduzione di specie aliena, e andrebbe prioritariamente valutata l’eventuale naturalizzazione delle colonie esistenti ai sensi dell’art. 22 della Direttiva Habitat 92/43 CEE.
In quanto se la specie reintrodotta riesce a ricolonizzare la propria area di ripartizione naturale originale e a stabilirvisi in maniera naturale, si possono rendere applicabili gli artt. 4 e 12 della direttiva stessa (si veda il precedente della petizione n. 0352/2018 presentata da Francisco Javier Fabo Indurain, cittadino spagnolo, sulla protezione del castoro in Spagna).
Pertanto, per il principio di precauzione e in attesa di ricostruire l’origine del popolamento, parrebbe opportuno astenersi dal porre in essere interventi che potrebbero rivelarsi affrettati e dannosi per la biodiversità (come noto in costante evoluzione).
di Corradino Guacci, presidente della Società italiana per la storia della fauna
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