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Il Consiglio Ue adotta la posizione negoziale sul regolamento sulle materie prime critiche

Il Consiglio europeo ha adottato il mandato negoziale sulla proposta di regolamento che istituisce un quadro per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche e sottolinea che «Il regolamento sulle materie prime critiche sfrutta i punti di forza del mercato unico e dei partenariati per diversificare le catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, che attualmente fanno affidamento sulle importazioni da un numero limitato di Paesi terzi. La posizione del Consiglio innalza il livello di ambizione per le materie prime riciclate e trasformate, rafforza i criteri di sostenibilità, adegua la procedura di rilascio delle autorizzazioni e repertoria gli obblighi in capo agli Stati membri per garantire che le diverse circostanze nazionali siano prese in considerazione».

Il mandato concordato formalizza la posizione negoziale del Consiglio e conferisce alla presidenza del Consiglio un mandato per avviare negoziati con il Parlamento europeo, che cominceranno non appena quest’ultimo adotterà la propria posizione.

La ministra dell’energia, delle imprese e dell’industria e vice premier del governo di centro-destra della Svezia, Ebba Busch,  ha evidenziato che « In termini di materie prime, il destino dell’Europa risiede in buona parte nelle mani di pochi Paesi terzi. Attraverso il regolamento sulle materie prime vogliamo recuperare la nostra autonomia secondo modalità autenticamente europee: estraendo i minerali in modo sostenibile, riciclando quanto più possibile e lavorando in partenariato con Paesi terzi che condividono gli stessi principi per promuoverne lo sviluppo e la sostenibilità, garantendo nel contempo le nostre catene di approvvigionamento».

La proposta della Commissione europea fissa 4 obiettivi per aumentare la quota delle materie prime europee: almeno il 10% del consumo annuo dell’Ue deve provenire da estrazioni all’interno dell’Ue; almeno il 40% del consumo annuo dell’Ue deve provenire da trasformazione all’interno dell’Ue: almeno il 15% del consumo annuo dell’Ue deve provenire da riciclaggio interno; non più del 65% del consumo annuo dell’Unione di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase pertinente della trasformazione può provenire da un unico paese terzo.

Per raggiungere questi obiettivi, il regolamento stabilisce un elenco di 34 materie prime critiche, tra cui 16 considerate di importanza strategica, e diverse misure volte a ridurre i rischi derivanti dalle nostre attuali dipendenze. Tali misure comprendono la semplificazione delle procedure di autorizzazione per i progetti considerati strategici, con punti di contatto designati a livello nazionale, analisi dei rischi, programmi di esplorazione degli Stati membri, investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nelle competenze e protezione dell’ambiente attraverso la promozione della circolarità e della sostenibilità delle materie prime.

Inoltre, il regolamento individua misure volte a diversificare le importazioni di materie prime critiche, tra cui il rafforzamento del dialogo e la creazione di partenariati con Paesi affidabili per promuoverne lo sviluppo, garantendo nel contempo catene di approvvigionamento per l’Europa.

Il regolamento istituisce un organo consultivo, il comitato europeo per le materie prime critiche, incaricato di fornire consulenza alla Commissione in merito alla selezione dei progetti strategici e ad altri aspetti del regolamento.

Pur condividendo gli obiettivi della proposta della Commissione, il Consiglio europeo propone una serie di miglioramenti per tener conto delle diverse situazioni degli Stati membri. In particolare: «Aumenta il livello di ambizione per la capacità di trasformazione e riciclaggio: dal 40 al 50% per la trasformazione e dal 15 al 20% per il riciclaggio; Aggiunge bauxite/allumina/alluminio all’elenco delle materie prime strategiche e critiche; Chiede una maggiore frequenza degli aggiornamenti dell’elenco delle materie prime critiche e strategiche (almeno ogni tre anni, anziché ogni quattro anni); Rafforza le misure nazionali in materia di sostenibilità e circolarità, quali: aumento del riutilizzo dei prodotti con elevato potenziale di recupero delle materie prime, incentivi al recupero delle materie prime critiche secondarie provenienti dai rifiuti, individuazione delle strutture di deposito dei rifiuti di estrazione in cui è possibile recuperare materie prime secondarie, promozione del recupero dei magneti dai prodotti a fine vita; Consente agli Stati membri, tenendo debitamente conto dei diversi sistemi amministrativi di ciascun Paese, di designare uno o più punti di contatto (ad esempio nelle regioni). Gli Stati membri dovrebbero tuttavia aiutare i promotori di progetti a individuare i punti di contatto designati su un apposito sito web; Facilita le procedure di autorizzazione per i progetti strategici; Esclude gli Stati membri che dimostrano di non presentare condizioni geologiche pertinenti dall’obbligo di condurre programmi di esplorazione a livello nazionale; Garantisce il corretto funzionamento del mercato interno attraverso obblighi di monitoraggio più rigorosi in materia di concorrenza e libera circolazione delle materie prime; Infine, chiarisce il ruolo del comitato per le materie prime critiche, rendendolo maggiormente in linea con altri organismi analoghi (ad esempio il consiglio previsto dalla normativa sui chip). Istituisce inoltre un sottogruppo in seno al comitato per esaminare le questioni relative alla conoscenza e all’accettazione da parte del pubblico dei progetti relativi alle materie prime critiche e un altro per discutere le misure volte a promuovere la circolarità, l’efficienza delle risorse e la sostituzione delle materie prime critiche.

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