A Carbon Brief ricordano che «La storia è importante perché la quantità cumulativa di anidride carbonica (CO2) emessa dall’inizio della rivoluzione industriale è strettamente legata alle temperature record previste nel 2023».
Analisi precedenti avevano fissato la quota di emissioni storiche cumulative del Regno Unito al 3,0% del totale globale, compresa la CO2 derivante da combustibili fossili, cemento, uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF). Questo d faceva del Regno Unito l’ottavo maggior contributore al riscaldamento attuale, dietro a Stati Uniti, Cina, Russia, Brasile, Germania, Indonesia e alla sua ex colonia, l’India. Ma dalla nuova analisi di Carbon Brief emerge che il Regno Unito, a causa del suo impero coloniale, è responsabile storicamente di circa il 5,1% del totale globale, salendo così al quarto posto in termini di responsabilità storica per il cambiamento climatico, ancora dietro a Stati Uniti, Cina e Russia, ma davanti a India, Brasile e Germania. Inoltre, se si tiene conto delle emissioni sotto il dominio coloniale, la popolazione del Regno Unito risulta il secondo maggiore emettitore base pro capite.
Il rapporto evidenzia che «Considerando le emissioni che si verificano entro i confini del solo Regno Unito, il Paese tra il 1850 e il 2023 ha rilasciato circa 76,4 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2)», ma dopo aver aggiunto le emissioni delle colonie britanniche al di fuori al di fuori del Regno Unito, le sue emissioni salgono a 130,2 GtCO2. Forti incrementi delle emissioni storiche si hanno anche per altre ex potenze coloniali, Russia/Urss, Francia e Paesi Bassi e in parte anche per l’effimero impero coloniale fascista italiano.
Se si aggiungono le emissioni dei domini coloniali, i Paesi Bassi salgono dal 35° al 12° posto nella classifica globale, con le loro emissioni cumulative quasi triplicate, mentre il totale della Francia aumenta del 50% ma passa solo dal 14esimo al 13esimo posto. L’Italia sale dal 18esimo al 17esimo posto.
Come gruppo di Paesi, con o senza emissioni coloniali. l’Ue+Regno Unito è il secondo maggior contributore storico al riscaldamento mondiale dopo gli Stati Uniti,. L’aggiunta delle emissioni sotto il dominio coloniale aumenta il contributo cumulativo europeo del 28% e la quota sul totale globale del 4%, dal 14,7% al 18,7%.
Il maggior contributo alle emissioni coloniali del Regno Unito proviene dall’India, che è stata sotto il dominio britannico dall’inizio del periodo dell’analisi di Carbon Brief, nel 1850, fino a quando ottenne l’indipendenza nel 1947. L’India aggiunge 13,0 Gt di CO2 al totale del Regno Unito, di cui 11,2 Gt di CO2 (86%) sono dovuti all’uso del suolo, al cambiamento dell’uso del suolo e alla silvicoltura, quindi, soprattutto alla deforestazione.
Altri contributori significativi dell’ex Impero Britannico includono la Birmani/Myanmar (7,3GtCO2), la Nigeria (5,1GtCO2) e l’Australia (3,6GtOC2) e Malesia (3,3GtCO2) e anche per questi Paesi quasi tutta questa CO2 proviene dalla deforestazione.
L’impatto delle emissioni sotto il dominio coloniale è notevole anche se ponderato su base pro capite dell’attuale popolazione del Regno Unito: le emissioni cumulative all’interno dei confini del Regno Unito nel periodo 1850-2023 ammontano a 1.128 tCO2 pro capite, la settima cifra più alta tra i Paesi con una popolazione di almeno 1 milione di persone. Se si includono le emissioni all’estero sotto il dominio coloniale L’attuale popolazione del Regno Unito è responsabile di 1.922 tCO2 procapite nel periodo 1850-2023, la seconda cifra più alta al mondo.
L’articolo Il costo climatico del colonialismo europeo (e italiano) sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
ARTICOLO TERMINATO!
E come sempre ti raccomandiamo: se hai domande, dubbi, chiarimenti di qualsiasi tipo, scrivici nei commenti o lascia la tua valutazione! Il team di GREENYTOP è al tuo servizio per offrirti un servizio di qualità. Per richieste di collaborazione e di carattere promozionale Contattaci via email. Un saluto dal team di Greenytop!