in

Il gap fra gli obiettivi “verdi” di Giorgia Meloni e quelli climatici ed energetici europei

Secondo il rapporto “Trends and Projections in Europe 2022” pubblicato oggi dall’European Environment AgencY (EEA) «Dopo un lungo periodo di riduzione delle emissioni di gas serra in Europa, la ripresa economica dal lockdown per il Covid-19 ha portato a un aumento delle emissioni, in particolare nei settori dei trasporti, dell’industria e dell’approvvigionamento energetico» Secondo i dati preliminari riportati dagli Stati membri dell’Ue, le emissioni di gas serra sono aumentate del 5% nel 2021 rispetto al 2020 , compresa l’aviazione internazionale. Le emissioni, tuttavia, restano ben al di sotto del livello pre-Covid del 2019. L’EEA fa notare che «Le stime suggeriscono che il consumo di energia è aumentato nel 2021 sia nel consumo di energia primaria che finale, rispettivamente del 6% e del 5%, rispetto al 2020. Il consumo di energia primaria misura la domanda di energia, mentre il consumo di energia finale si riferisce a ciò che gli utenti finali effettivamente utilizzano. Questo aumento del consumo di energia può essere in gran parte attribuito alla ripresa economica. Nel 2021 l’effetto dell’aumento dei prezzi dell’energia sui dati di consumo annuo non era ancora visibile, si può prevedere che questo sarà più evidente nel 2022».

Il rapporto sottolinea che  «La maggior parte degli Stati membri dell’Ue ha raggiunto con successo gli obiettivi climatici ed energetici dell’Ue per il 2020 e ora sta rivolgendo lo sguardo verso la neutralità climatica affrontando anche l’attuale crisi dell’approvvigionamento energetico».

I dati preliminari suggeriscono che «Nel 2021 la quota totale di fonti energetiche rinnovabili in Europa è rimasta al 22% del consumo energetico, interrompendo la crescita altrimenti forte degli ultimi anni. Ciò può essere spiegato dai contributi minori dell’energia eolica e idroelettrica nel 2021, insieme ai rimbalzi del consumo di energia».

Il rapporto evidenzia che «Con una crisi energetica incombente e in particolare un prezzo elevato del gas, il settore dell’approvvigionamento energetico ha visto un parziale passaggio a combustibili energetici a più intensità di carbonio, mentre nel 2021la forte crescita delle energie rinnovabili osservata negli ultimi anni ha perso ritmo. Per contrastare questo sviluppo, è fondamentale che le decisioni attuali sulle infrastrutture energetiche tengano conto dell’obiettivo futuro della neutralità climatica per evitare effetti carbon lock-in».

L’EEA avverte che «Il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici più ambiziosi per il 2030 richiederà più del raddoppio dei progressi annuali nell’introduzione delle energie rinnovabili, nella riduzione del consumo di energia e delle emissioni di gas serra».

Il direttore esecutivo dell’EEA, Hans Bruyninckx, invita ad essere determinati e coraggiosi: «Nei prossimi mesi e anni sarà necessaria un’azione critica per garantire che gli Stati membri dell’Ue possano mettere in atto piani ambiziosi di riduzione delle emissioni per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue. Sebbene quest’inverno siano necessarie misure a breve termine per aumentare l’approvvigionamento energetico, questi investimenti non dovrebbero bloccare l’Europa in molti altri anni di dipendenza dai combustibili fossili. Il risparmio energetico e il rafforzamento delle fonti di energia rinnovabile sono fondamentali non solo per affrontare l’immediata crisi energetica, ma anche per raggiungere la neutralità climatica».

Siamo molto lontani dal prudentissimo approccio stile “un colpo al cerchio e uno alla botte” mostrato ieri nel suo discorso di insediamento dalla nuova presidente del consiglio Giorgia Meloni che ha detto che bisogna «Accompagnare imprese e cittadini verso la transizione verde senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica. Sarà questo il nostro approccio» e ha aggiunto: «Oggi la nostra priorità deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. Perché voglio credere che dal dramma della crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia. I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno. E la nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili. Il nostro motto sarà: non disturbare chi vuole fare. Le imprese chiedono soprattutto meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti. Affronteremo il problema partendo da una strutturale semplificazione e deregolamentazione dei procedimenti amministrativi per dare stimolo all’economia, alla crescita e agli investimenti. Anche perché tutti sappiamo quanto l’eccesso normativo, burocratico e regolamentare aumenti esponenzialmente il rischio di irregolarità, contenziosi e corruzione, un male che abbiamo il dovere di estirpare. Abbiamo bisogno di meno regole, ma chiare per tutti».

Infatti, mentre il governo Meloni pensa soprattutto a trivellare nuovo gas e petrolio e a future centrali nucleari di nuova generazione, il rapporto  “Trends and Projections in Europe 2022”, sottolinea che «Nei prossimi anni, le riduzioni sostanziali delle emissioni dovranno essere sostenute anno dopo anno per raggiungere la neutralità climatica a lungo termine. Con la legge europea sul clima, l’obiettivo di riduzione per il 2030 è stato portato ad almeno il 55% di riduzione netta delle emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. In questo momento il Parlamento europeo e gli Stati membri stanno negoziando il pacchetto completo Fit for 55, tenendo conto anche della proposta di piano UE RePower del 2022. Per raggiungere l’obiettivo del 55% di emissioni nette di gas serra per il 2030, le emissioni dovrebbero diminuire in media di 134 milioni di tonnellate di anidride carbonica (MtCO2 eq) all’anno rispetto ai livelli stimati per il 2021. Si tratta di oltre il doppio della riduzione media annua ottenuta tra il 1990 e il 2020. Tutti i settori devono intensificare significativamente i propri sforzi per mitigare le emissioni di gas serra. Inoltre, è necessario aumentare la rimozione di CO2 attraverso l’utilizzo del suolo, il cambiamento dell’uso dei suoli e la silvicoltura, invertendo l’attuale tendenza alla contrazione del pozzo di carbonio nell’Ue».

Mentre il nuovo ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin va in Europa insieme a Cingolani a magnificare le nostre (scarsissime) riserve di gas come soluzione e i rigassificatori come quello di Piombino come asset energetico strategico, l’EEA dice che quelle risorse fossili divrebbero restare sotto terra e che  «Allo stesso tempo, il consumo di energia  dovrebbe diminuire sostanzialmente nei prossimi anni:  il nuovo obiettivo 2030 proposto nel contesto di REPower EU richiede più del raddoppio del risparmio energetico annuale nel periodo 2022-2030. Lo stesso vale per le energie rinnovabili: dal 2005, la quota di energia rinnovabile sul consumo finale lordo di energia in Europa è cresciuta in media di 0,8 punti percentuali ogni anno. Per raggiungere l’obiettivo di aumento del 45% di energia rinnovabile proposto in REPowerEU, questa cifra dovrebbe aumentare a 2,5 punti percentuali all’anno da qui al 2030».

Siamo sideralmente lontani dalla prudenza business-as–usual di Meloni e Pichetto/Cingolani che però sono in buona compagnia. Infatti il rapporto EEA conclude «A livello di Stati membri, sebbene siano già stati compiuti progressi sostanziali, le politiche e le misure attuali non sono sufficienti per soddisfare i nuovi ambiziosi obiettivi climatici ed energetici. Entro la metà del 2023, gli Stati membri presenteranno bozze di aggiornamento dei loro piani nazionali per l’energia e il clima. Ciò darà loro l’opportunità di intensificare le loro misure e sviluppare piani per il periodo fino al 2030 che riflettano le nuove ambizioni dell’Ue e l’obiettivo della neutralità climatica». E il discorso di Giorgia meloni e le dichiarazioni del suo ministro dell’ambiente purtroppo non le riflettono.

 

L’articolo Il gap fra gli obiettivi “verdi” di Giorgia Meloni e quelli climatici ed energetici europei sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

ARTICOLO TERMINATO!

E come sempre ti raccomandiamo: se hai domande, dubbi, chiarimenti di qualsiasi tipo, scrivici nei commenti o lascia la tua valutazione! Il team di GREENYTOP è al tuo servizio per offrirti un servizio di qualità. Per richieste di collaborazione e di carattere promozionale Contattaci via email. Un saluto dal team di Greenytop!

What do you think?

Written by redazione

Nei prossimi 3 anni nasceranno più di mille comunità energetiche rinnovabili

La nuova cattedra Unesco in sustainable energy communities dell’università di Pisa