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Il giornalismo a destra sbanda (ancora) sul negazionismo climatico

Gli eventi meteo estremi, come l’ondata di calore che sta colpendo l’Italia – insieme al resto dell’emisfero boreale –, sono resi sempre più intensi e frequenti dalla crisi climatica in corso.

Si tratta di un fatto ormai accertato dalla comunità scientifica internazionale che studia il clima, che al contempo è pressoché unanime nello spiegare la causa ultima del fenomeno: le emissioni di gas serra causate dall’utilizzo dei combustibili fossili.

Più del 99% degli 88mila studi scientifici condotti sul tema negli ultimi decenni è concorde su questa realtà; una verità scientifica è sempre soggetta a dubbio, falsificabile e in definitiva provvisoria, man mano che la conoscenza in materia avanza. Ma, allo stato dell’arte, la comunità scientifica è unanime su questo punto e non ci sono motivi validi per dubitarne.

Eppure per un certo giornalismo di destra, non solo in Italia ma qui in particolare, la crisi climatica è ancora questione di opinioni. Anche oggi in edicola i titoli si sprecano: La Verità afferma che “Le brigate del caldo vogliono 10.800 miliardi” e di “terrorismo sul clima”; Il Foglio si sofferma su “Il caldo d’estate e i soliti strilli ideologici”; Libero titola su “Chi tifa contro l’Italia, i terroristi del clima”.

Anche il più importante quotidiano italiano, il Corriere della Sera, ne fa una questione di etichetta con un pezzo d’opinione su “Apocalittici e indifferenti, l’impossibile dialogo sul clima”.

In questi giorni di caldo estremo si tratta di una lettura che lascia increduli colleghi giornalisti stranieri, ma in realtà si tratta di una sbornia che dura da tempo: i media italiani (non solo i giornali) parlano generalmente poco di crisi climatica, e quando lo fanno spesso lo fanno male.

Tant’è che lo scorso agosto – quando l’Italia era nel bel mezzo di un’altra ondata di calore, che in una sola stagione estiva ha fatto 18mila morti lungo lo Stivale – alcuni dei più autorevoli membri della comunità scientifica nazionale attiva nello studio dei cambiamenti climatici si sono sentiti in dovere di inviare una lettera aperta ai media italiani, per provare a correggere il tiro. Evidentemente con scarso successo.

Da questa lettura fuorviante della realtà, come già accaduto col complottismo novax durante la pandemia Covid-19, traggono vantaggio solo i partiti di destra – più o meno estrema –, che fanno leva su meccanismi di difesa psicologici primitivi come la negazione e la proiezione.

La realtà della crisi climatica fa paura? Bene, basta rimuoverla dallo spettro della coscienza. Del resto ha sempre fatto caldo, siamo d’estate. La violenza della negazione viene dunque proiettata su quanti cercano di farla notare, che siano la fantomatica “sinistra” o gli attivisti climatici, i quali diventano terroristi climatici che vogliono imporre un cambiamento indesiderato nei lettori/elettori di destra, per definizione abbarbicati alla difesa dello status quo, se non dalle tendenze reazionarie.

Inquinando i pozzi del dibattito pubblico, a rimetterci però è l’intera collettività. Anche perché gli stessi scienziati del clima che documentano la realtà del riscaldamento globale, ci informano che – al momento – siamo ancora in tempo per invertire la rotta e guadagnare benessere: gli strumenti tecnologici e socioeconomici ci sono già, basta convincersi della crisi in corso per iniziare ad usarli.

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