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Il Governo Meloni scommette oltre 11 mld di euro nel ponte sullo Stretto di Messina

La premier Giorgia Meloni sconsiglia di rincorrere le bozze della legge di Bilancio, perché «di bozze ce ne sono tante», ma mentre il Governo fatica a individuare le risorse necessarie a dargli concretezza c’è un punto che non sembra in discussione: il redivivo ponte sullo Stretto di Messina.

Nelle ultime bozze infatti ricorre l’ipotesi di stanziare – dal 2024 al 2032 – ben 11,63 mld di euro per realizzare la fantomatica grande opera, anche se nel Def lo stesso Governo stimava una cifra diversa (14,6 mld di euro); al contempo, già si parla di dover reperire ulteriori risorse ogni anno, dal momento dell’apertura dei cantieri.

«L’esecutivo evidentemente non conosce nemmeno i costi finali necessari alla realizzazione dell’opera, costi che dipendono anche dalle necessarie valutazioni di impatto ambientale sinora non concluse», affermano nel merito dal Wwf Italia, ribadendo la contrarietà dell’associazione ambientalista alla realizzazione di un ponte già bocciato dalla storia.

Il relativo progetto era infatti stato abbandonato nel 2013 «per problemi tecnici e relativi proprio alla sostenibilità dell’investimento», prima che il Governo Meloni lo rilanciasse con la legge di Bilancio dell’anno scorso.

Lo stesso Governo ha poi revocato lo stato di liquidazione della concessionaria pubblica Stretto di Messina spa (ricapitalizzata con 50 milioni di euro), mentre col decreto legge n. 35/2023 ha definito una roadmap per il rilancio della concessione e del progetto definitivo del 2010, elaborato dal general Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild) a cui «ha deciso di affidare, senza gara (!), la progettazione definitiva e la realizzazione dell’opera».

Eppure, sottolinea il Wwf, ad oggi non esiste un Piano economico-inanziario che attesti la redditività fdell’intervento, né soprattutto una Valutazione di impatto ambientale che dimostri la sostenibilità degli interventi.

Tutto questo mentre i ritardi infrastrutturali che insistono sul Mezzogiorno suggerirebbero tutto fuorché destinare oltre 11 miliardi di euro alla realizzazione di un ponte da cui si discute invano da decenni.

«Il ponte non si ripagherebbe – argomentano gli ambientalisti del Panda – Ogni giorno si muovono tra le due sponde non più di 4.500 persone e il 76,2% degli spostamenti dei passeggeri è locale e senza auto al seguito. Né è superabile la Valutazione di incidenza negativa, resa nel 2013 dalla Commissione tecnica Via-Vas, dato che l’intera area dello Stretto Messina è ricompresa in due Zone di protezione speciale, tutelate dall’Europa».

Per questo il Wwf chiede di azzerare tutte le norme che hanno portato al rilancio di un’opera di fatto insostenibile, sotto tutti i punti di vista.

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