L’auspicio del Cigno Verde è che «Si imbocchi la strada del dialogo, avendo ben chiaro che per un’agricoltura sostenibile e innovativa la bussola è rappresentata proprio dal Green Deal europeo e dal suo percorso di decarbonizzazione, senza il quale si rischia un contraccolpo economico per il settore davvero rilevante. Stando, infatti, a quanto previsto dal Piano Nazionale di Adattamento Climatico, varato a fine 2023 dal Governo Meloni, in Italia si stima una riduzione del valore della produzione agricola pari a 12,5 miliardi di euro nel 2050 in uno scenario climatico con emissioni climalteranti dimezzate al 2050 e pari a zero al 2080».
E’ un piano redatto dalle stesse forze politiche che oggi – di fronte alle proteste dei trattori – chiedono di rallentare ulteriormente la transizione ecologica che loro stessi ritengono indifferibile.
Una contraddiuzione evidenziata anche dal presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani: «Il Green deal non è il nemico, ma un alleato strategico del mondo agricolo. Gli agricoltori devono essere consapevoli che dal Green deal passa il loro futuro e non la loro fine. I veri nemici sono l’emergenza climatica, chi difende le fossili e rallenta la transizione ecologica, strumentalizzando le legittime e indiscutibili ragioni di chi opera nel settore. Detto ciò, è evidente che le manifestazioni di questi giorni fanno il gioco della lobby delle fossili e dei partiti contrari alla decarbonizzazione, in vista delle elezioni europee del prossimo giugno, ma mettere in discussione le strategie Ue come la From farm to fork e la Biodiversity 2030 significa stravolgerne completamente i presupposti. Così come è una fake news dire che il Green Deal possa provocare danni economici a livello europeo e all’attività agricola italiana. Ciò che chiede l’Europa è esattamente ciò di cui l’agricoltura ha bisogno per poter sopravvivere. Occorre creare le basi per una forte alleanza tra il mondo agricolo e mondo ambientalista proprio perché gli agricoltori sono i protagonisti principali di un cambiamento in chiave ecologica dell’intero settore, ma per fare ciò occorre garantire reddito alle tante piccole e medie aziende che oggi sono sopraffatte dalla crisi economica, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle speculazioni sul prezzo dei prodotti agricoli».
Al Governo Meloni Legambiente ricorda che «Quello che è mancato sino ad oggi è un chiaro supporto agli agricoltori e alla transizione ecologica di questo settore, che è sia vittima sia carnefice della crisi climatica». Per questo l’associazione chiede a governo di destra che «Si introducano interventi concreti per aiutare davvero gli agricoltori partendo dallo snellimento della burocrazia, garantendo assistenza tecnica e politiche a sostegno del reddito, incentivando l’agroecologia, premiando chi punta sui servizi ecosistemici, lo sviluppo delle rinnovabili per produrre energia utilizzando ad esempio il modello agrivoltaico o la produzione di biogas o biometano».
Angelo Gentili, responsabile agricoltura Legambiente, conclude: «Le differenze fra quanto vengono pagati i prodotti agricoli all’origine e il prezzo finale sono fin troppo evidenti, così come la forte precarietà che sta vivendo oggi il mondo agricolo sempre più in difficoltà, ma non ha senso prendersela con le politiche ambientali europee. La transizione non può permettersi battute di arresto. Anche solo pensare di stare alla larga da misure ambientalmente sostenibili in agricoltura significherebbe infatti sancire la fine di ogni qualsivoglia attività agricola nei prossimi decenni. La crisi climatica corre velocissima e nessun trattore per strada riuscirà a fermarla. Senza dimenticare che oggi la grande sfida è quella di realizzare un modello di agricoltura in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori che chiedono cibo più sano e di filiera corta, capace di mettere in pratica la transizione ecologica e pensato per sostenere fortemente il reddito degli agricoltori: questa è l’unica via che ci permetterà di dare maggiore dignità ad un comparto oggi in difficoltà con una visone che punta ad un cambiamento in chiave sostenibile dell’intero modello agroalimentare».
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