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Il Messico restituisce 29.000 ettari ai popoli Yaqui

Dopo aver firmato di fronte alle autorità delle 8 città dei popoli Yaqui il decreto che restituisce loro una piccola parte delle loro terre ancestrali (291.241 ettari nei comuni di Guaymas e Cajeme nello Stato di Sonora), il presidente del Messico  Andrés Manuel López Obrador  (AMLO) ha detto che «Fare giustizia per i popoli Yaqui è un omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita, coloro che hanno combattuto nella Rivoluzione per la giustizia, per la libertà, per la democrazia, per la sovranità nazionale. Le espropriazioni, le sofferenze e i massacri subiti dai popoli indigeni durante la dittatura di Porfirio Díaz, in particolare dagli Yaqui, vittime di una guerra di sterminio, non vanno mai dimenticati. Nonostante il desiderio di giustizia di Francisco I. Madero, è stato Lázaro Cárdenas del Río a mettere in pratica l’ideale rivoluzionario di avviare la restituzione della terra, momento in cui i popoli Yaqui hanno ricevuto i primi 491.649 ettari attraverso una risoluzione non eseguita nella sua interezza. Ecco perché ci siamo impegnati a restituire la terra sulla base della risoluzione presidenziale del generale Lázaro Cárdenas. Ed è per questo che si parla di un atto storico, perché circa 30.000 ettari vengono restituiti ai popoli Yaqui. Noi teniamo conto che c’è la possibilità di ampliare questa restituzione, ma abbiamo già ottemperato, diciamo, a una prima fase».

AMLO ha evidenziato che «La firma del decreto di restituzione della terra è ispirata alla Rivoluzione messicana, per questo ho deciso di anticipare l’atto pubblico alla commemorazione del 20 novembre. Le azioni del governo federale continuano a rispettare il Plan de Justicia para el Pueblo Yaqui».

Gli Yaqui sono una popolazione di nativi americani che viveva in una regione che comprende il bacino dell fiume Yaqui e che si estende tra l’attuale stato messicano di Sonora e lo Stato Usa dell’Arizona. Gli Yaqui si identificano tra loro come “Yoeme” (persona) e chiamano la loro nazione Hiakim. Hanno tentato più volte di diventare indipendenti dal Messico e, intorno al 1820, guidati da Juan Banderas (giustiziato nel 1833) tentarono senza successo di riunire le tribù Mayo, Opata e Pima per costituire una entità autonoma. Un tentativo che venne ferocemente represso dallo Stato messicano. Un’altra sollevazione indipendentista guidata da José Maria Leyva (detto Cajemé) nel 1866 venne spenta nel sangue e Cajemé venne catturato e giustiziato nel 1867, aprendo la strada a una seconda repressione che portò alla deportazione massiccia di Yaqui verso la penisola dello Yucatán.

Attualmente gli Yaqui  hanno un problema con il governo di Sonora a causa della costruzione della diga Independencia che devia l’acqua dal fiume Yaqui verso la capitale dello Stato Hermosillo ma anche il governatore di Sonora, Alfonso Durazo Montaño, ha definito storica la restituzione delle terre ai popoli Yaqui a e ha ribadito la volontà del suo governo di «Rendere più efficaci gli sforzi del governo del Messico in termini di attenzione al gruppo etnico. Ho proposto al Presidente della Repubblica di includere la questione del territorio delle comunità indigene come parte del Plan de Justicia para el Pueblo Yaqui. Sono convinto nell’unirmi incondizionatamente agli sforzi del governo statale affinché le risposte ai problemi di questa comunità siano più efficaci. Stavo discutendo in questo momento, con il presidente, della situazione delle strade delle otto città… se fosse possibile che la riparazione permanente di alcune strade potesse far parte di questo programma straordinario, che è il Piano di Giustizia Yaqui. Con il sostegno dell’INPI, ci impegneremo a migliorare le strade degli 8 pueblos dell’tnia qui presenti».

Il Segretario per lo sviluppo agrario, territoriale e urbano del Messico, Román Meyer Falcón, ha sottolineato che «Nella regione di Sonora dove ha sede la comunità Yaqui, si registra un progresso del 75% nella costruzione di opere igienico-sanitarie e infrastrutture per la distribuzione di acqua potabile in 50 siti e con la consegna dei 33mila ettari risarciti, la comunità recupera l’equivalente del 10% del territorio yaqui. Con queste azioni si rafforzano i tre pilastri del Piano di Giustizia per il Popolo Yaqui – restituzione della terra, infrastrutture  e welfare –  a beneficio di una comunità che ha avuto grandi problemi storici, ma che ha difeso meglio il proprio territorio, la sua cultura e la sua vita politica. Celebriamo la materializzazione di questa nuova fase di pace e benessere».

Anche  Adelfo Regino Montes,  direttore generale dell’Instituto Nacional de los Pueblos Indígenas (INPI), ha definito «Storici per gli Yaqui e tutte le popolazioni autoctone del Paese questa cerimonia e questo incontro fraterno. Dopo 82 lunghi anni, ha affermato, le risoluzioni emesse dal generale Lázaro Cárdenas nel 1937 e nel 1940, che indicano la proprietà del popolo Yaqui sulle terre stabilite sulle rive del fiume Yaqui e della Sierra del Bacatete, si sono finalmente avverate. La firma del decreto di restituzione e consegna di quasi 30mila ettari che il presidente ha firmato costituisce un atto di giustizia e di compensazione storica per i reati e l’espropriazione commessi contro il popolo Yaqui. Nell’ambito del Plan de Justicia  sono stati restituiti più di 32.000 ettari, con i quali si raggiunge l’area coperta dai decreti emanati dal generale Cárdenas. Inoltre, sono rispettati i limiti naturali definiti dalle autorità Yaqui. Con la firma del decreto di restituzione della terra al popolo Yaqui, si dimostra che è possibile rendere effettivo il diritto inalienabile dei nostri popoli alle nostre terre e territori tradizionali».

A nome delle 8 città Yaqui – Vícam Pueblo e Pótam, primera e segunda cabecera; Tórim, Loma de Bácum, Cócorit-Loma de Guamúchil, Huírivis y Pitahaya-Belem – il secretario tradicional Francisco Nucamea Hernández, ha affermato che «Il mio popolo riconosce quando qualcuno cammina alsuo fianco e contribuisce al desiderio di pace e giustizia. Con la restituzione dei 29.241 ettari di territorio che si è realizzata, recuperiamo una porzione importante del nostro territorio tradizionale, delimitato da punti naturali. Questa compensazione costituisce un risultato per il quale i nostri antenati hanno combattuto per più di 100 anni e per il quale molti sono morti. La restituzione di queste terre è un’offerta per onorarne la memoria».

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