«Tra le minacce principali – spiegano gli ambientalisti del Panda – la perdita e il degrado dell’habitat, causati principalmente dall’incremento della popolazione umana e dalla sempre maggiore diffusione delle infrastrutture. Ma a mettere a serio rischio la sopravvivenza della specie ci sono anche altri fattori, come la diminuzione di alcune delle sue prede elettive, il conflitto diretto e indiretto con l’uomo (causato in primis dalle predazioni a danno del bestiame domestico) e il bracconaggio, legato anche al commercio illegale di pellicce e altre parti del corpo: gli ultimi dati mostrano un aumento della richiesta sul mercato di ossa e altre parti di leone, utilizzate per la medicina tradizionale cinese, in sostituzione dei prodotti derivanti dalla tigre, sempre più difficili e costosi da reperire. Altra minaccia, che mette a rischio la conservazione sul lungo termine di questo felino è l’aumento degli accoppiamenti tra consanguinei e la conseguente perdita di diversità genetica».
Come risultato, solo negli ultimi 20 anni, la popolazione ha subito un declino del 43%: ad oggi la specie è presenti solo in 27 paesi africani – anche se in appena 7 di questi si contano più di 1.000 leoni –, ed è ormai estinta in 26 Stati del suo areale di origine.
«Conservare i leoni non significa solamente salvaguardare una specie, ma molto di più – sottolineano dal Wwf – Gli ecosistemi africani dove vive il leone generano beni e servizi che garantiscono il benessere di più di 300 milioni di persone nell’Africa sub-sahariana. Gli habitat dove essi vivono contribuiscono infatti alla tutela delle sorgenti, vitali per la fornitura di acqua potabile alle comunità locali, così come il mantenimento degli habitat dei leoni, come foreste e savane alberate, contribuisce allo stoccaggio del carbonio. Analogamente, queste aree garantiscono il sostentamento alimentare delle comunità locali e contribuiscono alla protezione dagli eventi estremi causati dal cambiamento climatico. Alcuni studi stimano che le aree di presenza del leone forniscano circa l’11% dei servizi ecosistemici legati al controllo dell’erosione, alla protezione delle coste e alla mitigazione degli effetti delle alluvioni».
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