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Inquinamento da keu, cos’ha scoperto Arpat dopo due anni di analisi su acque e suolo

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) è impegnata, dalla primavera del 2021, a monitorare i terreni e le acque sotterranee potenzialmente inquinate dall’aggregato riciclato contenente keu, utilizzato nei cantieri stradali della SR 429 nel Comune di Empoli.

Ancora oggi il quadro è «non certo e neppure definitivo», ma ad oggi l’Arpat evidenzia «l’assenza di contaminazione nelle acque sotterranee e superficiali» contaminabili dal keu.

Le analisi dell’Arpat sono state condotte principalmente attraverso il campionamento trimestrale di 12 pozzi privati (acque sotterranee) ed il campionamento in 3 punti di prelievo nei fossetti di raccolta posti ai piedi del rilevato stradale fino all’immissione nell’Elsa (acque superficiali).

Ad oggi i campioni mostrano che le acque superficiali rispettano gli standard di qualità ambientale previsti dal D. Lgs. 152/06 per la classificazione dello stato chimico; anche nelle acque sotterranee i valori sono «sempre inferiori alle soglie di contaminazione» per i metalli considerati indicatori del potenziale impatto dovuto alla presenza di materiale riciclato contenente 1keu (principalmente cromo e antimonio).

Meno omogenei invece i risultati ottenuti dall’analisi dei materiali solidi (terreno e aggregato): su questo fronte le due campagne di approfondimento svolte da Arpat si sono concluse, e agli inizi del 2023 i soggetti obbligati a realizzare la bonifica hanno presentato il piano di caratterizzazione, approvato dal Comune di Empoli.

Nella prima indagine (luglio 2021) i terreni in località Piangrande hanno mostrato il rispetto dei limiti di concentrazione massima ammissibile, mentre quelli di Brusciana hanno confermato invece alcuni importanti superamenti dei limiti di concentrazione per tutti i metalli considerati indicatori del potenziale impatto dovuto alla presenza di materiale riciclato contenente keu (principalmente cromo e antimonio) o nell’eluato a seguito di test di cessione.

Nella seconda indagine (aprile/maggio 2022) tutti i campioni di aggregato riciclato sono invece stati classificati non pericolosi, tutti i campioni di riporto/terreno sono risultati conformi alle soglie di concentrazione massima ammissibile.

«Per quanto attiene gli esiti del test di cessione – argomenta l’Arpat – la potenziale contaminazione per la falda potrebbe essere rappresentata dalla lisciviazione di solfati (già accertati in falda), Cod, cromo VI, antimonio, alluminio e puntualmente boro, ferro e cloruri. Poiché, però, la pavimentazione superficiale del rilevato stradale ha, presumibilmente, interrotto l’accesso ad acque di infiltrazione che avrebbero potuto attivare una possibile contaminazione verso le acque di falda, già impattate dai solfati, le acque sotterranee sono sempre risultate pulite da questi contaminanti».

A seguito dell’analisi dei dati raccolti, è dunque possibile affermare che «l’unica fonte attualmente individuabile come sorgente di potenziale contaminazione è rappresentata dall’eluato dell’aggregato riciclato ma, al momento, è possibile escludere la lisciviazione dello stesso in falda fino a generare una nuova contaminazione, al netto di eventuali ulteriori circolazioni di acque nel rilevato attualmente non note e che, eventualmente, andranno investigate».

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Written by redazione

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