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Iran: l’attacco con droni a Isfahan non fermerà il nostro programma nucleare

Dopo l’attacco con droni del 28 gennaio contro una fabbrica militare a Isfahan (che fonti occidentali dicono essere un deposito missilistico), che secondo israeliani e occidentali avrebbe causato ingenti danni e che l’Iran minimizza, il ministro degli Esteri della Repubblica islamica dell’Iran, Hossein Amir-Abdollahian, ha detto che «Questo attacco vile è parte dei tentativi portati avanti negli ultimi mesi dai nostri nemici per destabilizzare l’Iran. Ma non avrà alcun effetto sulla volontà e le intenzioni dei nostri specialisti per lo sviluppo di un nucleare pacifico».

Secondo Amir-Abdollahian l’attacco a Isfahan «Aveva lo scopo di creare insicurezza nella repubblica islamica», ma per il suo ministero si tratterebbe di «Uun attacco fallito effettuato con microdroni. Uno dei droni è stato abbattuto […] dalla difesa aerea e gli altri due sono caduti in trappole difensive e sono esplosi. L’attacco non ha causato vittime, ma ha causato danni minori al tetto».

Nel frattempo, Al Arabiya, citando fonti confidenziali statunitensi  ha riferito che «L’aeronautica americana e quella di “un altro Paese” (leggi Isreale) hanno partecipato all’attacco a un deposito di missili balistici a Isfahan». E il network e Al Hadath ha citato notizie di media legati al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (i Pasdaran) secondo le quali Israele é coinvolto nell’attacco. Ipotesi confermata dal Wall Street Journal che,  citando funzionari statunitensi e persone a conoscenza dell’operazione, ha scritto che Israele ha effettuato «Un attacco clandestino di droni contro uno dei laboratori del Ministero della Difesa iraniano a Isfahan» e ha aggiunto che «Lo scopo di questo attacco era limitare e frenare i programmi nucleari e militari dell’Iran».

Il portavoce del Pentagono, il generale di brigata Patrick Ryder, ha assicurato che «Nessuna forza militare statunitense ha partecipato agli attacchi in Iran»Il Ministero della Difesa iraniano non ha ancora attribuito la responsabilità a nessuno stato o gruppo terroristico.

Secondo il Times, il Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana,  ha orchestrato l’attacco. Israele non ha né confermato né smentito il suo coinvolgimento.

E o zampino israeliano potrebbe esserci anche nell’attacco con droni avvenuto nella notte di domenica nella Siria orientale contro un convoglio di camion iraniani che avava da poco attraversato il confine dall’Iraq. L’AP scrive che l’attacco è stato effettuato nella regione di confine siriana di Boukamal, «Una roccaforte delle milizie sostenute dall’Iran».

Secondo il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, «Veicoli con equipaggio, apparentemente appartenenti alla coalizione guidata dagli Stati Uniti, hanno bombardato 6 camion refrigerati nella regione di confine di Albu Kamal dopo essere entrati in territorio siriano dall’Iraq. I camion trasportavano armi iraniane».

Fonti citate da Al Arabiya hanno riferito che «Un totale di 25 camion provenienti dall’Iran hanno attraversato il confine iracheno in direzione della Siria. I veicoli sono passati attraverso un valico di frontiera non ufficiale, controllato dal movimento islamista Hezbollah, e sono stati attaccati non appena hanno lasciato il territorio iracheno. I colpi di avvertimento sono stati sparati per primi e agli autisti è stato concesso il tempo di scendere dai camion prima che venissero bombardati».

Invece, secondo Al Mayadeen, «L’attacco è stato compiuto contro tre camion, provocando danni materiali, ma senza registrare perdite umane. il convoglio era composto da 25 camion, che hanno attraversato il confine in due gruppi. Il primo, composto da 4 veicoli, è riuscito a passare senza problemi; tuttavia, il secondo, composto da 3 camion, è diventato il bersaglio dell’attacco». Ma Al Mayadeen smentisce che si trattasse di un rifornimento di armi: «I camion iraniani erano carichi di farina e riso, non portavano armi e hanno attraversato ufficialmente il valico di frontiera».

Gli attacchi hanno avuto luogo dopo le accuse statunitensi all’Iran di aver fornito droni kamikaze alla Russia da utilizzare nella guerra in Ucraina. Ma il Cremlino, sostiene di aver utilizzato solo attrezzature russe per colpire obiettivi ucraini.

Dopo le dichiarazioni interventiste di Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Voldymyr Zelensky, sull’attacco a Isfahan, l’incaricato d’affari ucraino è stato convocato dal ministero degli esteri della Repubblia Islamica. Podoliak aveva scritto su Twitter: «Notte esplosiva in Iran: produzione di droni e missili, raffinerie di petrolio. L’Ucraina vi aveva avvertito». Per il governo iraniano «Si tratta infatti di una tacita ammissione del coinvolgimento ucraino nell’attacco a un complesso militare legato al Ministero della Difesa iraniano a Isfahan. Nessun funzionario ucraino ha ancora confermato o smentito le dichiarazioni di Podoliak».

Come in un gioco degli specchi, oggi la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ha avvertito che «L’attacco di droni di questo fine settimana a un sito militare iraniano potrebbe portare a maggiori tensioni e conseguenze imprevedibili per il Medio Oriente. Condanniamo fermamente qualsiasi azione provocatoria che possa portare a un’escalation incontrollata delle tensioni in una regione già instabile. Tali azioni distruttive possono avere conseguenze imprevedibili per la pace e la stabilità in Medio Oriente. I rischi dovrebbero essere compresi da coloro che stanno dietro l’attacco, così come da coloro che tifano, con la futile speranza di indebolire l’Iran».

La Terza Guerra Mondiale a pezzetti evocata da Papa Francesco  si sta mostrando ogni giorno di più in tutta la sua evidenza e sta pericolosamente lambendo le peggiori polveriere del pianeta, con il rischio di una deflsagrazione globale.

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