Secondo ISTAT, «L’analisi dei dati in serie storica mostra in che misura le preoccupazioni legate al clima siano, nel tempo, al centro dell’interesse delle persone di 14 anni e più. La preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su 10, è scesa di circa 20 punti percentuali e interessa nel 2022 soltanto il 37,6% degli intervistati, registrando tuttavia un aumento tra il 2021 e il 2022 di 2,7 punti percentuali. In senso inverso, il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36,0% delle persone, sale al 56,7% nell’ultimo anno (+20,7 punti percentuali) (Figura 2). Valutando insieme i due problemi – effetto serra e cambiamenti climatici1 – emerge che l’attenzione della popolazione per la crisi ambientale aumenta in misura decisa dal 2019 (70% di cittadini preoccupati), l’anno caratterizzato dal diffondersi in tutto il mondo dei movimenti di protesta studenteschi ispirati ai “Fridays For Future” di Greta Thunberg».
L’inquinamento dell’aria è invece da oltre 20 anni una preoccupazione costante per un italiano su due. <, mentre l’attenzione al dissesto idrogeologico (il sondaggio è precedente al disastroso alluvione dell’Emilia-Romagna) è scesa molto: dal 34,3% nel 1998 al 22,4% della popolazione di 14 anni e più nel 2022.
E’ invece più sentito il pericolo dell’inquinamento del suolo, dell’acqua e alla distruzione delle foreste: «L’inquinamento delle acque (interessa in maniera costante circa il 40% delle persone). La distruzione delle foreste, che preoccupava nel 1998 il 25,2% della popolazione, scende al 21,9% nel 2022. Si mantiene costante la percentuale di coloro che ritengono l’inquinamento del suolo tra le cinque preoccupazioni prioritarie in tema ambiente (da 20,3% a 21,5%)».
Tra le altre preoccupazioni emerge quella legata alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti che presenta un andamento altalenante nell’arco di 20 anni; «Dopo una crescita registrata nel 2021 che aveva riportato l’indicatore al livello del 1998 (da 46,7% a 44,1%), nel 2022 si registra un nuovo calo di circa 4 punti percentuali».
I dati Istat confermano una diversità tra nord e sud del Paese e per età e istruzione rispetto alle preoccupazioni ambientali: «Nel 2022 la preoccupazione per le tematiche ambientali si polarizza tra Nord e Mezzogiorno del Paese. In particolare, i cambiamenti climatici preoccupano il 59,8% degli abitanti del Nord rispetto al 51,8% di quelli del Mezzogiorno. Anche l’inquinamento delle acque è particolarmente sentito dagli abitanti delle regioni settentrionali (39,9%) e molto meno nel Mezzogiorno (35,2%). All’opposto, richiamano l’attenzione soprattutto dei residenti del Centro e del Mezzogiorno le tematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (42,4% nel Mezzogiorno, 41,9% nel Centro e 37,4% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (23,4% al Sud e 19,9% al Nord). Nel corso degli ultimi anni i cittadini della Campania e del Lazio hanno manifestato maggiore preoccupazione rispetto alle altre aree del Paese per la produzione e lo smaltimento di rifiuti. Anche nel 2022 queste due Regioni presentano le percentuali più elevate con valori, rispettivamente, di 46,6% e 45,6%, contro una media nazionale del 40,0%. Vivere in centri dell’area metropolitana rafforza la preoccupazione per l’inquinamento dell’aria (53,8%, scende al 49,1% nei comuni con abitanti dai 10.000 e i 50.000 ed è del 44,4% nei comuni piccoli al di sotto dei 2.000 abitanti); sempre in questi comuni è elevata la percentuale di quanti si preoccupano dello smaltimento dei rifiuti (44,6% rispetto al 40,8% dei comuni medio grandi e del 36,6% dei piccoli comuni) e infine è più alta la percentuale di quanti lamentano problemi legati all’inquinamento acustico (15,0% rispetto all’11,6% dei comuni medio grandi e all’8,1% dei comuni dei piccoli). Risiedere nei piccoli comuni, aumenta, invece, la sensibilità rispetto all’inquinamento del suolo (24,7% rispetto al 22,1% dei comuni tra 10.000 e 50.000 abitanti e al 19,4% dei comuni centro dell’area metropolitana) e quella relativa al dissesto idrogeologico (25,5%, mentre nei comuni dell’area metropolitana e in quelli medio grandi questa percentuale è del 21,1%). L’età rappresenta un’importante determinante della variabilità delle preoccupazioni ambientali. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili delle persone più adulte per quanto riguarda la perdita della biodiversità (il 31,1% tra i 14 e i 24 anni contro il 19,4% degli over55), la distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%) e l’esaurimento delle risorse naturali (30,3% contro 22,6%). Gli ultracinquantacinquenni si dichiarano invece più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (25,8% contro 16,6% degli under25) e l’inquinamento del suolo (22,4% contro 18,7%). La quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio, con differenziali relativi particolarmente elevati rispetto ai cambiamenti climatici (63,9% tra chi ha la laurea rispetto al 52,2% tra chi ha al massimo la licenza media), alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (48,8% rispetto al 35,2%) e all’inquinamento delle acque (41,7% contro 35,1%)».
Nella popolazione degli over14enni i comportamenti ecocompatibili riguardano soprattutto la conservazione delle risorse naturali: «Nel 2022 il 69,8% degli intervistati dichiara di fare abitualmente attenzione a non sprecare energia, il 67,6% a non sprecare l’acqua e il 49,6% a non adottare mai comportamenti di guida rumorosa al fine di limitare l’inquinamento acustico. Inoltre, il 35,0% della popolazione legge le etichette degli ingredienti e il 22,5% acquista prodotti a chilometro zero».
Nelle regioni del Nord si rileva una percentuale più elevata rispetto alla media nazionale di persone che hanno abitudini virtuose legate alla mobilità: il 52,3% fa attenzione a non adottare comportamenti di guida rumorosi (44,8% nelle regioni del Mezzogiorno) e circa il 20% sceglie mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri mezzi di trasporto a motore privati2 (14,4% nel Mezzogiorno). Nelle regioni del Centro si nota una maggiore attenzione nel leggere le etichette dei prodotti (35,8% contro il 33,5% del Mezzogiorno) e acquistare prodotti biologici (16,0% rispetto al 12,9% del Nord). I residenti nel Mezzogiorno si distinguono invece per l’elevata frequenza di acquisto di alimenti e prodotti locali (26,9% contro 19,8% del Nord). L’attenzione a non sprecare acqua ed energia non mostra variabilità legata al territorio.
Npnostante quel che si crede comunemente, banbini e ragazzi sono molto meno attenti dei giovani e degli adulti: «Solo dopo i 25 anni di età iniziano a manifestarsi comportamenti decisamente più virtuosi. Non spreca acqua il 49,5% delle persone tra i 14 e i 24 anni rispetto al 73,9% degli over 55, così come mostra attenzione a non sprecare energia il 48,6% degli under 24 rispetto al 76,6% di coloro che hanno più di 55 anni».
Invece, per quanto riguarda i mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri mezzi di trasporto a motore privati, le percentuali più elevate si registrano tra i giovani sotto i 24 anni. Li sceglie abitualmente il 26,8% contro il 16,6% degli over55.
Il genere non influisce sulle preoccupazioni di tipo ambientale, ma le donne sono mediamente più attente a mantenere comportamenti ecocompatibili, soprattutto sui comportamenti di acquisto: «Legge abitualmente le etichette degli ingredienti il 40,8% delle donne rispetto al 28,7% degli uomini e acquista come prassi alimenti o prodotti biologici il 15,9% delle donne e contro l’11,4% degli uomini. Le donne sono inoltre in media più accorte a non sprecare acqua (70,2% rispetto al 64,9%) ed energia (72,5% rispetto al 67,0%)».
Il titolo di studio è una variabile determinante anche per l’analisi dei comportamenti ecocompatibili: «Al crescere del livello di istruzione aumentano le quote di coloro che abitualmente li adottano. Tra i laureati e chi al massimo ha ottenuto la licenza media vi sono oltre 20 punti percentuali di differenza nell’abitudine a leggere le etichette dei prodotti, quasi 13 nell’acquistare prodotti biologici e quasi 10 nel preferire i prodotti a chilometro zero. Una maggiore propensione delle persone con titolo di studio più elevato si rileva anche nell’attenzione a non sprecare acqua ed energia, ma la differenza è di minore entità (circa 3 punti percentuali di differenza per entrambi gli indicatori)».
L’articolo Istat: nel 2022 i cambiamenti climatici al primo posto tra le preoccupazioni degli italiani sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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