I danni arrecati al Parco Bassani, all’Addizione Verde di Ferrara, dal concerto di Bruce Springsteen sono stati molto più gravi del temuto, anche a causa delle abbondanti precipitazioni atmosferiche che hanno preceduto l’evento. L’arrogante incoscienza di chi ha voluto a tutti i costi che il concertone per oltre 50.000 spettatori si svolgesse nell’area verde più bella e delicata della città, nonostante gli appelli accorati di associazioni culturali e ambientaliste e del comitato “Save the park” a cercare possibili soluzioni alternative, ha avuto effetti catastrofici. Il Parco Urbano, gioiello urbanistico di Ferrara, è in ginocchio, letteralmente devastato. Le immagini parlano chiaro e inchiodano i responsabili. Inoltre, il Parco rimane negato alla fruizione pubblica nel periodo più bello dell’anno, il periodo della fioritura e della nidificazione degli uccelli, e lo rimarrà, in tutto o in parte, ancora a lungo.
Con la melma del Parco sono stati infangati i nomi di chi quel Parco ha inventato e voluto: Giorgio Bassani, Antonio Cederna, Paolo Ravenna, Ippolito Pizzetti, nomi probabilmente sconosciuti all’illustre manager italiano del Boss che fino a pochi giorni prima del concerto ha preteso, strombazzando sulla stampa locale, di insegnare ai ferraresi come si utilizza un parco per “valorizzarlo”. Ma se è comprensibile la interessata leggerezza di chi su un evento deve lucrare, risulta invece inaccettabile e imperdonabile la leggerezza di chi, preposto istituzionalmente a curare e difendere la qualità dei luoghi pubblici di questa città, ne sacrifica l’integrità per assecondare interessi privati. Gli argomenti propagandati in questi giorni per sostenere l’interesse collettivo dell’iniziativa sono facilmente confutabili:
– grande successo dell’iniziativa: il successo, garantito dal protagonista, sarebbe stato uguale con qualsiasi altra ubicazione del concerto, ma con minori problemi organizzativi, problemi che hanno quasi paralizzato la normale vita della città in concomitanza con l’evento;
– grande ritorno economico per la città: tralasciando considerazioni su fenomeni speculativi assolutamente negativi, anche il ritorno economico sarebbe stato comunque garantito nelle voci attive, ma sarebbe stato assai minore in quelle passive se ubicato in altro luogo. La riparazione dei danni inflitti al parco (quelli riparabili) annullano in buona parte le voci positive con l’aggravante che si tenterà di accollarne i costi alla collettività (ma su questo sarà la Corte dei Conti a decidere);
– finalmente Ferrara ha una visibilità internazionale: puerile anche solo pensare che una città storica riconosciuta dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”, in cui tra l’altro è in corso una importante mostra su pittori del Rinascimento universalmente conosciuti, diventi nota a livello internazionale per un concerto di Springsteen.
Dal 1975 molti errori sono stati fatti nell’uso del Parco, ma nessuno finora era riuscito a provocare danni tanto devastanti. La gravità di quanto accaduto pare però non sia bastata a far riflettere i responsabili. Gli ingenti investimenti effettuati nel Parco prima del concerto e quelli preannunciati come già programmati (in realtà determinati dai danni subiti dal Parco stesso) fanno temere che quanto accaduto non sia che l’inizio e che ci sia un disegno preciso dell’Amministrazione di trasformare in modo permanente un parco ricco di valori ambientali e naturali in una grande arena per spettacoli all’aperto. Italia Nostra rivolge un appello alla cultura nazionale ed internazionale perché questo rischio venga sventato e perché siano fermati quelli che, pensando a Cederna, non possono che essere definiti i Nuovi Vandali.
Il Consiglio Direttivo della sezione di Italia Nostra di Ferrara
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