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Keu, dalla Regione Toscana 15 mln di euro per le bonifiche

A quasi due anni dall’annuncio dell’inchiesta keu il processo non è ancora neanche iniziato – l’ipotesi è che parta ad aprile –, mentre le bonifiche a carico della Regione Toscana prenderanno il via la prossima settimana.

A fare il punto della situazione sono stati ieri il presidente della Regione Eugenio Giani insieme all’assessora all’Ambiente Monia Monni e al direttore di Arpat Pietro Rubellini.

«Grazie agli studi – spiega  Monni – abbiamo capito, e mi riferisco ai tre siti regionali dove esattamente è collocato questo materiale, la sua natura (in questo riciclato non ci sono solo materiali riciclati derivanti da keu ma anche altri tipi di rifiuti); abbiamo un quadro sostanzialmente definito. Sulla strada regionale abbiamo fatto la messa in sicurezza, ora aspettiamo il piano di caratterizzazione da parte del Comune; il sito di Pontedera  e Bucine non sono più nella disponibilità della famiglia Le Rose ma sono gestiti da un amministratore giudiziario con il quale è in corso un approfondimento e una collaborazione».

Sul sito di Pontedera le prime operazioni di rimozione dei rifiuti partiranno nella giornata di giovedì 26 gennaio, mentre sul sito di Bucine la Regione sta effettuando un  triage per individuare le priorità su cui intervenire.

«Stiamo procedendo con determinazione con le bonifiche. Indubbiamente già l’intervento di giovedì  a Pontedera è un fatto molto concreto, ma contemporaneamente – argomenta Giani – abbiamo deciso di portare nella variazione di Bilancio di aprile 10 milioni  di euro, 5 milioni sul 2023 e altri 5 sul 2024, che si uniscono a 5 milioni di quest’anno. L’obiettivo è avere risorse e provvedere alle bonifiche sulle quali siamo molto determinati e impegnati».

Nel merito, Monni aggiunge che «i soldi della variazione di bilancio  servono  per essere messi a disposizione della struttura commissariale del generale  Giuseppe Vadalà. Il generale ci ha dato  la sua disponibilità. Con lui abbiamo già effettuato una serie di sopralluoghi e approfondimenti. Il 14 dicembre 2021 avevamo  formalmente richiesto l’attivazione della struttura del commissario unico per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti nel territorio nazionale diretta appunto dal generale Vadalà. Abbiamo già il  nulla osta del ministero; aspettiamo il Dpcm che incarichi la struttura commissariale  di seguire queste bonifiche e siamo fiduciosi che arriverà in tempi brevi».

Nel frattempo, un attento monitoraggio non è mai mancato da parte dell’Arpat, anche affidandosi alla collaborazione con Atenei toscani: «Abbiamo fatto due convenzioni – ricorda Rubellini –  con le Università di Pisa e Firenze per studiare il keu, l’aggregato riciclato e il loro comportamento dentro il comparto ambientale. È risultato che possiamo avere un minimo di tranquillità nel senso che le contaminazioni non sono rapide e che si diffondono in poco tempo su superfici ampie. Abbiamo quindi tempo per stabilire i procedimenti di bonifica e messa in sicurezza certamente non ignorando  la presenza di questo materiale e impegnandoci per la messa in sicurezza. Da questo punto di vista stiamo continuando a monitorare i siti di competenza con monitoraggi precisi e intensi».

Nel merito è utile ricordare che come “keu” s’intendono le ceneri derivanti dai processi di essiccazione dei fanghi dei depurazione del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno che, dopo miscelazione con carbonato di calcio, risultano impiegabili per la produzione di granulati inerti per l’edilizia e conglomerati bituminosi per asfalti; dunque un’operazione pienamente sostenibile, nel rispetto dei principi dell’economia circolare;  oggetto dell’inchiesta keu non è dunque il recupero in sé di queste ceneri, ma il presunto inquinamento che deriva dall’effettivo rispetto o meno dei limiti nelle concentrazioni di inquinanti all’interno di questi materiali, soprattutto dopo le operazioni di miscelazione, con l’azienda Lerose accusata di averle condotte illegalmente.

Essendo il processo ancora ben lungi dal concludersi, ancora non sappiamo se queste accuse sono fondate o meno. Due elementi però sono evidenti: da una parte, dopo oltre un anno di analisi sul campo, quest’estate l’Arpat ha concluso che i pozzi acquiferi privati controllati finora non sono inquinati da keu; lo stesso vale per le acque superficiali; tutti i campioni di aggregato riciclato contenente keu sono classificabili come rifiuti non pericolosi.

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