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La geotermia potrebbe coprire oltre un terzo del fabbisogno termico italiano in pochi anni

Oltre al traffico e agli allevamenti, la climatizzazione degli edifici è una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico che ammorba la Pianura Padana.

Passare dal riscaldare le case con vecchi camini o combustibili fossili alla geotermia potrebbe dunque rappresentare una chiave di volta, come emerso a Rimini nel corso della kermesse Key energy, che ha ospitato il panel Il panorama delle rinnovabili in Emilia-Romagna.

Andrea Ferrara, capo sviluppo di Fri-El Geo – società altoatesina che si occupa di sviluppare impianti geotermici – ha portato l’attenzione sul progetto Pangea: «Abbiamo individuato 100 possibili installazioni geotermiche nel solo bacino della Pianura Padana, potenzialmente in grado di ridurre il consumo di gas italiano di oltre 9,6 miliardi di metri cubi (fino al 15% del consumo nazionale) e di diminuire le emissioni di CO2 nell’atmosfera di oltre 17 milioni di tonnellate nel solo nord Italia, ad oggi tra le aree più inquinate d’Europa».

L’Emilia Romagna è la Regione che per prima ha creduto nel progetto Pangea: «Nel 2022 il nostro primo impianto geotermico a Ostellato, in provincia di Ferrara, ha ottenuto in poco tempo tutte le autorizzazioni ed è oggi in fase di perforazione. Sarà pronto nel 2025 e darà energia completamente pulita ad una serra idroponica del nostro Gruppo di oltre 30 ettari e alla vicina zona industriale», argomenta Ferrara.

Degli altri progetti che compongono Pangea, Fri-El Geo ne conta 18 in pipeline, e confida di avviare nel prossimo triennio 3-4 cantieri a Cesena, Ferrara e anche in prossimità di grandi città, come Torino e Milano.

«Un singolo impianto come il nostro, a media entalpia e a ciclo chiuso, quindi a emissioni zero, può riscaldare 120mila abitazioni – argomenta Ferrara – Ci sono molti operatori pronti a partire, tra cui Fri-El Geo, che aspettano il sostegno delle Istituzioni. Chiediamo chiarezza e sicurezza del quadro normativo sia per gli operatori nazionali che per gli investitori internazionali che sono alle porte, incentivi alle rinnovabili e alla geotermia, semplificazioni delle procedure e infine misure per la riduzione del rischio imprenditoriale, come già avviene in altri Paesi europei, come la Francia o la Germania».

Più in generale, ad oggi dalla geotermia arriva il 2,1% della produzione nazionale di elettricità e l’1,35% del consumo di calore da fonti rinnovabili, ma secondo Ferrara «l’Italia in pochi anni potrebbe arrivare tranquillamente al 30-40% del suo fabbisogno termico coperto da energia geotermica pulita».

Ampliando il quadro d’osservazione al di là delle sole risorse a media entalpia su cui si concentra Fri-El Geo, il potenziale è ancora più ampio.

È noto da tempo, infatti, che le risorse geotermiche teoricamente accessibili entro i 5 km di profondità potrebbero soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale.

Dopo un decennio esatto di stallo nella realizzazione di nuove centrali geotermoelettriche ad alta entalpia, in grado di produrre elettricità e calore rinnovabili, in corso d’anno potrebbe finalmente arrivare una svolta a partire dalla Toscana.

Entro fine giugno il gestore del parco geotermoelettrico toscano, Enel green power, è infatti chiamato a proporre un piano d’investimenti che potrebbe valere il rinnovo ventennale delle concessioni minerarie.

Un tema su cui a Key energy – nel corso di un panel Anci – si è concentrato Federico Balocchi, sindaco di Santa Fiora, dove 10 anni fa è stata realizzata la centrale di Bagnore 4, l’ultima in ordine cronologico.

Nel merito, Balocchi ha affrontato il valore della geotermia e sull’uso plurimo del calore (industria, serre, teleriscaldamento) prodotto da una fonte energetica rinnovabile. Ha poi illustrato le prospettive di sviluppo sostenibile per il territorio nell’ambito della possibile proroga delle concessioni, nonché le scelte di sviluppo avviate con la progettazione del progetto Santa Fiora smart village.

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Written by redazione

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