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La lepre variabile sta cambiando altitudine. Una ricerca di Ispra e università di Torino

Lo studio “Global warming is promoting the rapid invasion of the mountain hare range by the european hare in the Alps”, pubblicato su Biodiversity and Conservation da un team di ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispara) e dell’Università di Torino, si occupa della lepre variabile (Lepus timidus), che vive alle medie e alte quote alpine e che è una specie potenzialmente colpita dai cambiamenti climatici in atto. I ricercatori italiani spiegano che «E’ un mammifero adattato a vivere in alta montagna o alle latitudini estreme e deve il suo nome al cambio di colorazione stagionale del mantello: durante l’inverno muta in un inconfondibile e mimetico mantello bianco, per questo è conosciuta anche come lepre bianca.Ben adattata ai climi freddi, potrebbe risentire dell’aumento delle temperature come anche della possibile espansione, verso altitudini maggiori, dell’areale della lepre europea, Lepus europaeus. Quest’ultima specie, simile alla lepre variabile ma più generalista e adattata alle basse quote, potrebbe salire di quota e sovrapporsi sempre alla lepre variabile, con la quale compete».

I cambiamenti climatici in atto causati principalmente dalle emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili, stanno facendo aumentare le temperature della terra. Tra i loro effetti, la ricerca ha documentato impatti diretti e indiretti sugli ecosistemi e sulle specie animali e vegetali. In particolare, i cambiamenti climatici possono influire sulla distribuzione delle specie in diversi modi. Con l’aumento delle temperature le specie tendono a spostarsi a latitudini o altitudini più elevate, alla ricerca di condizioni climatiche più fresche. Le specie alpine sono più a rischio in quanto la migrazione altitudinale è limitata dall’altezza stessa delle montagne. Per numerose specie animali sono stati già documentati nel corso dell’ultimo secolo spostamenti sostanziali verso l’alto dei limiti di distributivi, con riduzione della loro diffusione a quote basse e una generale perdita di areale. Le variazioni nella distribuzione geografica delle specie possono anche avere effetti a cascata sulle interazioni tra le diverse specie

Lo studio, realizzato in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ha esaminato i cambiamenti nella presenza e nella distribuzione di entrambe le specie in una valle alpina, confrontando i dati del 2009 e del 2021, quantificando per la prima volta quelli che potrebbero essere gli impatti di oltre un decennio di cambiamenti climatici sulle due specie di lepri.

All’Ispra evidenziano che «Analizzando i dati raccolti nelle stesse località a distanza di 12 anni lo studio ha dimostrato come la lepre variabile fosse più comune nel 2009, soprattutto all’aumentare dell’altitudine, in aree con vegetazione pioniera e nelle aree rocciose. Tuttavia, la presenza della lepre europea è stata documentata anche ad altitudini elevate, in paesaggi atipici per questa specie di pianura. L’area di sovrapposizione tra le due specie è risultata piuttosto ampia e la presenza di lepre europea è aumentata nel tempo, anche ad altitudini medio-alte. Le aree riservate alla lepre variabile sembrano limitate a una fascia molto ristretta e di alta quota».

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Written by redazione

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