La ricerca è stata condotta da Alberto Mantovani e Serena Ceola (Università di Bologna), Davide Zanchettin e Angelo Rubino (Università Ca’ Foscari Venezia), Hung Nguyen (Columbia University), Sara Rubinetti (Alfred Wegener Institute) e Stefano Galelli (Singapore University of Technology and Design).
Prendendo in considerazione la serie storica di dati sulla portata fluviale del Po a partire dal 1807, lo studio ha dimostrato che «quella del 2022 è stata la secca più gravosa di sempre, con una portata inferiore del 30% rispetto al secondo peggior periodo di magra registrato».
«Il nostro studio – spiega Mantovani, professore all’Università di Bologna e primo autore della ricerca – dimostra che l’entità della magra idrologica del 2022 non ha precedenti negli ultimi due secoli e che questo evento fa parte di una tendenza a lungo termine, caratterizzata da un aumento della frequenza e dell’intensità dei periodi di siccità. I fattori chiave per spiegare questo fenomeno sono i cambiamenti nella stagionalità dei flussi fluviali, probabilmente causati da minori quantità di precipitazioni nevose, da un più precoce scioglimento delle nevi, da un aumento dell’evaporazione e dall’incremento dei prelievi d’acqua durante l’estate».
I ricercatori ricordano che «nei primi sette mesi del 2022 l’Italia settentrionale ha subito una straordinaria scarsità di precipitazioni che ha portato a un prolungato periodo di siccità. Di conseguenza, la portata del fiume Po si è ridotta fino a raggiungere livelli critici: è stata ridotta la disponibilità di acqua per l’irrigazione e sono stati registrati livelli record di risalita dell’acqua del mare nel corso del fiume. I modelli climatici mostrano che fenomeni di siccità prolungata causati dalla mancanza di precipitazioni diventeranno sempre più frequenti e severi. Evidenze del ruolo diretto del cambiamento climatico in questo contesto sono però ancora limitate a singoli eventi metereologici o a tendenze meteorologiche a livello subregionale».
Guardando al grande periodo di secca del Po registrato nel 2022, i ricercatori si sono chiesti se il fenomeno faccia parte di una tendenza a lungo termine legata a periodi di siccità sempre più frequenti e severi nel Nord Italia e hanno analizzato la più ampia raccolta di dati sulla portata fluviale del Po: una serie storica mensile che dal 1807 registra i livelli del fiume all’altezza di Pontelagoscuro, non lontano da Ferrara. Ora dicono che «i risultati mostrano non solo che la magra idrologica del 2022 è stata di gran lunga la più severa mai registrata, ma anche che questo evento è parte di una tendenza di lungo termine legata al cambiamento climatico».
Zanchettin, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia, aggiunge che «l’aumento tendenziale delle temperature ha certamente contribuito a modificare il regime del Po: se fa caldo, in inverno piove anziché nevicare, e la poca neve si scioglie prima, così aumentano le portate del fiume in inverno e diminuiscono in estate, quando le alte temperature favoriscono anche una forte evaporazione»
I ricercatori hanno individuato poi un altro elemento critico, ovvero l’irrigazione: «Il forte aumento delle aree coltivate avvenuto nel ‘900 ha portato a un massiccio prelievo di acqua dal Po per usi agricoli L’aumentare dell’intensità e della frequenza dei periodi di siccità porta a una maggiore necessità di acqua per l’irrigazione, che a sua volta contribuisce ad abbassare ulteriormente i livelli del fiume».
«Questi risultati mostrano che i periodi di magra idrologica sono causati da un complesso intreccio di diversi fattori, tra cui la variabilità e il cambiamento climatico, le scelte di utilizzo del suolo e la gestione delle acque», commenta Mantovani.
Sulla stessa linea Zanchettin, il quale aggiunge che «di fronte a questa complessità scrutare il futuro è difficile. Le proiezioni climatiche indicano comunque un progressivo aumento della severità e della frequenza dei periodi di siccità meteorologica nell’area mediterranea. Anche se potrebbero passare anni, o perfino decenni, prima che una magra come quella del 2022 si ripresenti, è tuttavia urgente premunirsi e ridefinire la gestione della risorsa acqua già adesso».
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