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La siccità non arretra nel nord Italia, mentre al sud piovono bombe d’acqua

Nonostante le piogge degli ultimi giorni, i deficit accumulati in termini di risorse idriche continuano a pesare, come emerge dall’ultimo bollettino dell’Osservatorio Anbi, elaborato dall’associazione nazionale che riunisce i consorzi di bonifica, che registra una situazione di sofferenza idrica perdurante dal 2021 su ampie zone del Paese (le portate del fiume Po, attualmente in leggera crescita, ad esempio sono sotto media da fine 2020).

In Piemonte, l’indicatore Spi (Standard Precipitation Index) a 12 mesi definisce “estrema” la condizione di siccità su tutta la regione (uniche eccezioni, i bacini di Dora Baltea ed Alto Po, la cui crisi idrica è classificata “severa”): dopo un ottobre già senza pioggia, il deficit pluviometrico di novembre è stato, ancora una volta, altissimo (-48,8%).

Anche in Veneto, a novembre, si segnala un deficit idrico regionale del 21% con il record nel bacino del Piave (-50%). Questo inizio d’anno idrologico (ottobre-novembre), conferma un apporto pluviometrico dimezzato (mm.127 contro una media di mm. 247).

In Lombardia, invece, dove la portata del fiume Adda cresce di 12 metri cubi al secondo, le riserve idriche stoccate sono deficitarie del 57,6% rispetto alla media storica.

Per inquadrare la situazione al nord del Paese è utile evidenziare poi che il lago di Garda ha toccato il minimo storico, ma tutti i grandi laghi settentrionali sono sotto media (il Maggiore ad esempio è al 24,5% del riempimento).

Nel sud italiano, le problematiche invece sono invertite. Continua ad essere il Meridione la zona più umida del Paese, dove l’estremizzazione degli eventi meteo mette alla prova la resilienza dei territori: i fenomeni più violenti si sono manifestati in Calabria ed in Sicilia (province di Messina e Catania).

Nella prima delle due regioni, abbondanti e violente precipitazioni (a Roccabernarda: mm.108 in 2 ore, sommate ai mm. 84 caduti nelle ore precedenti ed alle diffuse piogge dei giorni prima) hanno provocato esondazioni del fiume Tacina. In Sicilia invece le celle temporalesche hanno colpito maggiormente la zona di Novara di Sicilia, nel messinese, dove in sole 2 ore si sono abbattuti ben 150 mm di pioggia.

«Emerge sempre più evidente – commenta Massimo Gargano, Anbi – la necessità di capitalizzare gli apporti pluviali che, nelle attuali condizioni infrastrutturali, terminano al 90% in mare, ristorando solo superficialmente il territorio, non creando riserva idrica per i mesi a venire».

«Per questo – aggiunge il presidente Anbi, Francesco Vincenzi – chiediamo che i circa 2 miliardi e mezzo per il dissesto idrogeologico, che risulterebbero non ancora destinati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, possano essere indirizzati su alcuni dei progetti multifunzionali, ma soprattutto cantierabili in tempi celeri, del Piano laghetti, da noi presentato con Coldiretti».

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