
Una località nota per essere praticamente lo spartiacque tra la Valle del Giovenco, la Valle Subeacquana e la Valle Peligna. Un corridoio naturale tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Regionale del Sirente – Velino. Questo aspetto accresce l’importanza dell’area, esterna ai confini delle due aree protette ma in parte inclusa nell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; un elemento, questo, molto importante dal momento che assicura il diritto agli allevatori della zona all’indennizzo dei danni provocati da lupo e orso.
Le cause della strage devono essere ancora certificate dall’Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise, dove sono state portate le carcasse degli animali morti, ma il rinvenimento nei giorni scorsi di alcuni bocconi intrisi di sostanze chimiche lascia pochi dubbi e apre scenari drammatici sul perché nel 2023 ci siano ancora persone legate ad attività arcaiche e vigliacche; persone che pensano di farsi giustizia da soli eliminando il “nemico”.
La caccia è chiusa e non ci sono attività legate alla cinofilia, mentre la stagione del tartufo nero, lo scorzone è appena iniziata. Una volta, nel gergo degli allevatori, si parlava di “pulizie di primavera”, con riferimento all’eliminazione di quelli che un tempo erano addirittura considerati “animali nocivi”. Pensavamo, sinceramente, che questo modo di agire fosse ormai scomparso lontano dal modus operandi della gran parte degli allevatori onesti e perbene che vivono la montagna con grande sacrificio ma anche grande rispetto e consapevolezza. Tanto tempo fa ormai la predazione da parte dei nocivi” era tale, e determinava una perdita concreta, senza indennizzi, al contrario di quanto invece accade oggi.
Continuiamo ad avere rispetto per la stragrande maggioranza degli allevatori onesti, ritenendo però ormai inaccettabile per chiunque la strage di animali che, almeno per ora, ha colpito lupi e grifoni. Abbiamo moltiplicato gli sforzi per la sensibilizzazione e la prevenzione e attivato il supporto determinante delle unità cinofile dei Carabinieri Forestali e del Parco, per questo non è più accettabile tollerare passivamente gli accadimenti ed è necessario che i Comuni, i proprietari dei pascoli e la Regione Abruzzo, adottino provvedimenti che colpiscano duramente questi comportamenti illeciti e criminali. Occorre adottare norme che vietino ogni e qualunque attività nelle aree interessate dalla presenza di esche e bocconi avvelenati, replicando cioè la norma già vigente per le aree percorse dal fuoco. Solo così sarà possibile, anche grazie al contributo determinate della stragrande maggioranza di allevatori onesti, isolare i criminali che pensano di ricacciare la Regione verde d’Europa, portata a simbolo di convivenza tra uomo e grandi predatori, al medioevo culturale in cui i bocconi avvelenati erano lo strumento per eliminare componenti fondamentali degli habitat che tutti ci invidiano e che non possiamo certo perdere a causa di pochi delinquenti.
di Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
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