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L’acqua che manca e quella sprecata in Italia, nonostante la siccità

Cade oggi la Giornata mondiale dell’acqua, ma per l’Italia c’è poco da festeggiare: la crisi climatica in corso – l’ultimo anno è stato il più caldo almeno dal 1800 – sta erodendo le risorse idriche nazionali, mentre le poche rimaste vengono sprecate per quasi la metà.

I dati messi in fila dall’Ispra grazie al nuovo modello idrologico battezzato Bigbang mostrano infatti che nell’ultimo trentennio climatologico 1991–2020 la disponibilità di acqua è diminuita del 20% rispetto al valore di riferimento (1021-1950), e anche sul lungo periodo (1951–2021) si evidenzia una riduzione significativa: circa il 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.

«Questa riduzione, dovuta agli impatti dei cambiamenti climatici – sottolineano dall’Istituto nazionale –  è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e dalla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature».

Nonostante questa drammatica realtà, l’Istat documenta un uso intensivo quanto inefficiente dell’acqua potabile. Il volume di acqua per uso potabile prelevato per impieghi domestici, pubblici, commerciali, artigianali, industriali e agricoli che rientrano nella rete comunale è di 9,19 miliardi di metri cubi nel 2020, pari a 422 litri per abitante al giorno.

Al contempo, la differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati è pari a 3,4 miliardi di metri cubi: in altre parole si perde il 42,2% dell’acqua immessa in rete. Un dato che dal 2018 al 2020 è rimasto sostanzialmente stabile, confermando «lo stato di inefficienza di molte reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile».

Una realtà su cui incide anche una «spiccata parcellizzazione gestionale, per l’incompleta attuazione della riforma» che ha avviato il servizio idrico integrato ormai nel 1994: nel corso del 2020 i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.391, suddivisi tra 1.997 gestori in economia (83,5%), ovvero enti locali, e 394 gestori specializzati (16,5%). In 14 regioni e province autonome su 21, e in cinque distretti idrografici su sette, le perdite idriche risultano addirittura in aumento.

«La quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo – sottolineano dall’Istat –, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno».

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